Il capo del governo autoproclamato in Kirghizistan ha detto di controllare quasi tutto il Paese, mentre il presidente Kurmanbek Bakiyev non intende, secondo una nota diffusa sul web, dimettersi. Nella nota attribuita a Bakiyev dal sito web
www.24.kg, si legge che l'opposizione è responsabile delle violenze che hanno colpito il Paese e che le forze di sicurezza sono controllate dall'opposizione. «Tutte le regioni sono sotto il nostro controllo, ma stiamo lavorando ancora a Osh e a Jalalabad», ha detto Roza Otunbayeva, leader dell'opposizione durante il governo del presidente Bakiyev, parlando dall'interno del palazzo del Parlamento. Otunbayeva ha aggiunto che intende rispettare l'accordo con gli Usa per la base militare, affrontando però delle questioni rimaste in sospeso.Otunbayeva, che ha avuto un colloquio telefonico con il premier russo Vladimir Putin, ha chiarito che il nuovo governo assumerà anche la funzione legislativa, abrogando le leggi elettorali e sui partiti che avevano permesso al presidente Kurmankbek Bakiyev di assicurarsi la maggioranza in Parlamento. Inoltre, verranno avviati dei negoziati con Bakiyev, che ha lasciato la capitale Bishkek e avrebbe trovato rifugio nella regione centrale di Jalalabad.L'opposizione ha preso il controllo della sede del governo, teatro di scontri sanguinosi. L'edificio non è più controllato dalle forze di sicurezza e centinaia di abitanti entrano ed escono in grande tranquillità dalla cosiddetta "Casa Bianca". Ma le violenze hanno lasciato numerose tracce nelle strade di Bishkek e soprattutto un tragico bilancio in termini di vite umane: secondo fonti ufficiali, 75 persone hanno perso la vita e oltre mille sono rimaste ferite.
L'appello di Ban Ki-moon. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, considera cruciale il ripristino dell'ordine costituzionale in Kirghizistan, all'indomani della presa del potere dell'opposizione. «È tempo di lavorare con urgenza per stabilire l'ordine costituzionale nel Paese», ha detto Ban intervenendo all'Osce a Vienna: «Ci sono difficili condizioni economiche e sociali che sono alla base delle agitazioni».