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Elezioni. Iran, l'ayatollah Khamenei chiama al voto. Forte il fronte del no

Silvia Guzzetti venerdì 1 marzo 2024

Si vota in Iran per il parlamento e un'assemblea di esperti. Attesa una bassa affluenza alle urne

In quelle che saranno le prime consultazioni nazionali dalla morte nel settembre 2022 di Mahsa Amini, detenuta dalla polizia perchè contraria al velo per le donne, che innescò un'ondata di proteste antigovernative, i vincitori annunciati delle elezioni iraniane che si svolgono oggi sono i cosiddetti "principalisti" (gli ultraconservatori), mentre il Fronte riformista, che raggruppa 31 fazioni, ha annunciato il boicottaggio.

Decisivo, come sempre nella Repubblica islamica per valutare il livello di sostegno popolare al sistema, sarà il dato dell'affluenza. Le stime non fanno sorridere gli ayatollah: gli ultimi sondaggi indicano che sarà tra il 37 ed il 46%, con grandi differenze tra Teheran, dove è stimata intorno al 17%, e le altre province. Per questo anche prima di oggi la Guida Suprema dell'Iran, ha lanciato appelli per una partecipazione "massiccia", affermando che questa causerà "una delusione per i nemici che tengono gli occhi puntati sull'Iran" .

Il regime ha presentato come libere elezioni un sondaggio che non lo è ed è il motivo per cui i l'ayatollah Ali Khamenei ripete appelli agli elettori perchè si rechino alle urne per votare il nuovo parlamento che durerà quattro anni, il dodicesimo dalla rivoluzione del 1979, che diede il via a una repubblica islamica sciita ispirata dal Corano. Gli elettori sceglieranno anche un' assemblea di esperti, composta da 88 membri, che sarà in carica otto anni ed eleggerà il suo successore nel caso l'ayatollah muoia.

«Insisto nel chiedere alla gente di andare a votare al più presto possibile, gli occhi delle persone e dei politici nel mondo sono rivolto all'Iran, sia amici che nemici». Così ha scritto sul social X l'ayatollah Ali Khamenei dopo aver lui stesso votato.

Si tratta delle prime elezioni nazionali dalle manifestazioni di piazza innescate nel settembre 2022 dalla morte violenta della ventiduenne Mahsa Amini, detenuta dalla polizia perchè contraria al velo per le donne, e andate avanti per diversi mesi, nonostante la dura repressione. La mamma di Mahsa Amini, Mojgan Eftekhari, ha pubblicato, su Instagram, alcune foto della figlia scrivendo: "Se il voto potesse cambiare qualcosa non vi consentirebbero di votare". La vincitrice del premio Nobel per la pace e attivista per i diritti umani Narges Mohammadi, che non ha potuto lasciare il carcere per partecipare ai funerali del padre, ha invitato l'elettorato a boicottare le elezioni che, ha detto, non sono libere. L'attivista ha affermato che «sanzionare le elezioni sotto un regime religioso dispotico non è solo una mossa politica, ma anche un obbligo morale per gli iraniani amanti della libertà e in cerca di giustizia».​​​​​​

Quattro anni fa, nelle ultime elezioni, l'affluenza alle urne è stata del 42%, la più bassa nella storia della repubblica.

Proprio in queste ore il cantante Shervin Hajipour e' stato condannato a tre anni e otto mesi di carcere per «propaganda contro il sistema e incitamento alla rivolta». Fu lui l'autore della canzone "Baraye" ("per", in italiano: una raccolta di voci e messaggi che spiegano i motivi delle proteste), diventata l'inno delle manifestazioni di massa scatenate dalla morte della giovanissima Mahsa Amini nel 2022 in Iran. Ad annunciare la condanna e' stato, sul suo profilo Instagram, lo stesso artista, che ha condiviso la formulazione della sentenza: «L'imputato e' stato condannato a tre anni di carcere per aver fatto propaganda contro il sistema e ad altri otto mesi di carcere per incitamento alla rivolta al fine di minacciare la sicurezza del Paese».


Le autorità iraniane insistono sul dovere di recarsi in massa alle urne per legittimare il loro potere. ​​I giovani che potranno votare per la prima volta quest'anno sono circa 3,5 milioni di persone. Il tradizionale vaglio delle candidature effettuato dal Consiglio dei Guardiani è di per sé una forma sottile di repressione volta a eliminare i candidati indesiderati. Degli iniziali 48mila aspiranti che si sono registrati per ottenere uno dei 290 seggi del Majlis, solo 15.200 hanno superato il vaglio dei giuristi e la loro conformità ai "valori e principi" del regime. Si tratta comunque di un record – più del doppio – rispetto ai candidati ammessi alle precedenti elezioni del 2020. Più che raddoppiate anche la donne nelle liste: 1.713 contro le 819 del 2020. Non deve essere facile, per il semplice elettore, destreggiarsi tra 52 candidati in media per ogni seggio. Come a ogni consultazione, l'incognita riguarda il tasso di affluenza ai seggi. La partecipazione registrata quattro anni fa è stata di poco superiore al 42 per cento, la quota più bassa dalla nascita della Repubblica islamica nel 1979.

​​I 61 milioni di aventi diritto saranno domani posti davanti a due atteggiamenti contrapposti. Il primo, l'astensione dal voto a causa di un diffuso clima di disillusione seguito al progressivo affievolirsi del movimento “Donna, Vita, Libertà”. Il secondo, la partecipazione alla consultazione come modo di serrare i ranghi interni al fine di scongiurare un'aggressione militare straniera.

​​Il fronte riformista – uscito pesantemente sconfitto alle precedenti elezioni con soli 20 seggi su 290 – è spaccato tra partecipazione e boicottaggio. L'ex presidente Mohammad Khatami ha chiesto ai suoi simpatizzanti di non mancare l'appuntamento elettorale. Così hanno fatto anche un centinaio di personalità moderate. Altri riformisti hanno invece sollecitato i loro sostenitori a disertare le urne. Dal carcere di Evin in cui è detenuto, l'attivista moderatore Mostafa Tajzadeh ha dichiarato in un messaggio che gli errori strategici della leadership iraniana «rendono le elezioni prive di significato e le istituzioni elette, soprattutto il Parlamento, inefficaci».

Decisivo, come sempre nella Repubblica islamica per valutare il livello di sostegno popolare al sistema, sarà il dato dell'affluenza.
Le stime non fanno sorridere gli ayatollah: gli ultimi sondaggi indicano che sarà tra il 37 ed il 46%, con grandi differenze tra Teheran, dove è stimata intorno al 17%, e le altre province.

Secondo gli Stati Uniti il voto in Iran non è "libero e corretto". Lo ha detto il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller: «Sospetto che un gran numero di iraniani non abbia l'aspettativa che queste elezioni siano libere ed eque. Come probabilmente già sapete, migliaia di candidati erano già stati estromessi in un processo opaco e il mondo sa da tempo che il sistema politico iraniano presenta sistemi amministrativi, giudiziari ed elettorali antidemocratici e non trasparenti», ha detto il portavoce del dipartimento di Stato americano Matthew Miller.