CRISTIANI SOTTO TIRO. Cairo, assalto a chiesa copta Al-Azhar: «Un atto criminale»
Ancora un episodio di furia sanguinaria nei confronti della comunità cristiana d’Egitto, considerata dagli integralisti islamici complice nella destituzione dell’ex presidente Mohammed Morsi, avvenuta manu militari lo scorso 3 luglio. Domenica sera, nel sobborgo cairota di Warraq, nei pressi di Giza, quattro persone sono rimaste uccise nell’attacco contro la locale chiesa copta, in cui si stava svolgendo un matrimonio. Due uomini a bordo di una motocicletta hanno sparato con armi automatiche contro la folla (erano presenti anche dei musulmani), riunita davanti all’edificio per festeggiare gli sposi. Poi la fuga, cui non ha fatto seguito nessuna rivendicazione. Fra le vittime una bambina di otto anni, mentre un’altra di dodici risulta gravemente ferita. Il bilancio provvisorio è di 18 feriti. Forte la presa di posizione delle autorità, a partire dal primo ministro ad interim Hazem al-Beblawy, che ha definito l’assalto un «atto cinico e criminale». Warraq è stato isolato e perquisito casa per casa per ore. Cinque le persone arrestate, «una appartenente a un’organizzazione terroristica», ha reso noto la polizia. Le altre sarebbero affiliate alla Fratellanza musulmana. «Non riusciranno a creare divisioni tra i musulmani e i cristiani della nazione», ha rassicurato il premier, ma i timori per il progressivo isolamento della minoranza cristiana, pari a circa il 10% della popolazione, cresce. Incisivo il messaggio lanciato da al-Azhar, il cui numero uno, il grande sheikh Ahmed al-Tayyeb, ha definito l’attacco come un atto «criminale contro la religione e i valori». Il gran mufti Shawki Allam, numero due, ha affermato che «le aggressioni contro le chiese sono atti proibiti dalla sharia islamica». Quanto al fronte politico, uno dei dirigenti del partito Libertà e giustizia, braccio della Fratellanza musulmana, ha scritto su Facebook: «Condanno con la più grande fermezza questo attentato e chiedo l’apertura di un’inchiesta». L’attivista copto Naguib Gobrail, invece, ha chiesto le dimissioni del governo egiziano per aver mancato al proprio «dovere» non garantendo la sicurezza delle chiese: dallo scorso 14 agosto, quando le autorità dispersero con la forza i due principali sit-in a sostegno del deposto presidente Mohammed Morsi al Cairo (a Nasr city e a Giza), sono stati attaccati oltre 30 chiese, 122 negozi e 51 case di copti cristiani, soprattutto nell’Alto Egitto. I giovani del movimento Maspero, attivisti copti, manifesteranno oggi per chiedere che il ministro degli Interni Ibrahim venga processato: la chiesa della Vergine Maria, a Warraq, era senza una guardia della polizia dalla fine di giugno. Intanto, prosegue la protesta degli studenti di al-Azhar contro il «golpe» ordito dai militari contro la presidenza Morsi: l’anno accademico continua a slittare, mentre gli arrestati sono oltre 40.