Gli integralisti islamici del sito internet Mujaheddin, che aveva già incluso la chiesa dei Santi di Alessandria d’Egitto fra i bersagli di possibili attacchi terroristici all’inizio del mese di dicembre, hanno rinnovato le proprie minacce alla comunità cristiana copta, sotto choc per l’attentato della notte di Capodanno.La strategia del gruppo, non ancora identificato ma probabilmente vicino alla galassia qaedista, sembra dunque quella di mantenere alta la tensione in Egitto, continuando a seminare il terrore a mezzo stampa. Gli estremisti hanno rilanciato la richiesta di liberazione delle due donne copte che si sarebbero convertite all’islam e che, proprio per questo motivo, sarebbero tenute prigioniere in monasteri copti nel Nord dell’Egitto. Una notizia più volte smentita in modo ufficiale sia dalle autorità politiche che da quelle religiose, eppure capace di scatenare indignazione e proteste da parte di alcune frange della comunità musulmana. «Liberatele per evitarvi nuove catastrofi. Abbiamo ucciso centinaia di vostri fedeli in Iraq (la folle richiesta è stata presa a pretesto per la strage della chiesa di Nostra signora della salvezza di Baghdad, il 31 ottobre scorso) e abbiamo ucciso per loro anche ad Alessandria» è quanto si legge sul sito. Un messaggio delirante ma preso sul serio dalle autorità egiziane e non, là dove i cristiani copti vivono più numerosi: Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna. Mujaheddin, inoltre, accusa Benedetto XVI e Barack Obama di essere «pronti a inginocchiarsi davanti al faraone d’Egitto», il presidente Mubarak. Nel mirino degli integralisti anche le Nazioni Unite, Hamas e la Fratellanza musulmana. Dal Marocco, dove si trova in visita ufficiale, Ahmed Abul Gheit, ministro degli Esteri egiziano, è intervenuto in modo polemico sul tema della sicurezza manifestando l’intenzione dello Stato egiziano di difendere i propri cittadini, cristiani e musulmani tutti quanti, senza bisogno di ingerenze straniere. Abul Gheit ha fatto riferimento alle prese di posizione del Vaticano e alle ferme condanne di alcuni Paesi membri dell’Ue.Nel tentativo di allentare le tensioni e riavvicinare copti e musulmani egiziani, in linea con i richiami all’unità formulati dalla presidenza di Hosni Mubarak, il grande sheikh della moschea universitaria di Al Azhar, Ahmad al-Tayyeb, ha ribadito che l’Egitto «rifiuta ogni forma di terrorismo» e sostiene «lo spirito di tolleranza e fraternità tra musulmani e cristiani per far fronte a qualunque tentativo di suscitare il conflitto confessionale». Poi, negando il deteriorarsi dei rapporti fra i due monoteismi, in realtà ormai in corso da un paio di decenni, al-Tayyeb ha detto che l’Egitto «non conosce conflitti confessionali da secoli». La massima autorità dell’islam sunnita nel mondo ha partecipato a un sit-in organizzato dall’università per respingere la violenza settaria: studenti, insegnanti, autorità religiose hanno manifestato a sostegno dei fratelli cristiani e dell’unità del Paese. Nelle stesse ore, il gran mufti d’Egitto, Ali Gomaa, ha voluto ricordare ai musulmani il “comandamento” che il profeta Maometto impartì dal letto di morte e nel quale esortava a considerare i copti come alleati, mostrando nei loro confronti «gentilezza e giustizia». Inoltre, ha evidenziato Gomaa, l’islam «presta particolare rispetto ai luoghi di culto dei non musulmani»: il califfo Omar, ha ricordato il gran mufti, strinse un’alleanza con il popolo di Gerusalemme, garantendo libertà di culto e inviolabilità dei templi.Per dimostrare il proprio appoggio alla lotta contro il terrorismo, anche il mondo dello sport si è mobilitato: i giocatori della nazionale egiziana di calcio hanno deciso di giocare col lutto al braccio in occasione dell’apertura del Torneo del bacino del Nilo.