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UN PAESE NEL CAOS. Scontri e sparatorie al Cairo Il premier: sciogliere i Fratelli

sabato 17 agosto 2013
È terminato l'assedio delle forze di sicurezza egiziane alla moschea al Fatah, al Cairo, dove da venerdì sera si erano asserragliati decine di sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi. Lo ha riferito la tv di Stato egiziana, secondo cui tutti i manifestanti pro Morsi sono stati fatti sgomberare dal luogo di luogo e molti di loro sono stati arrestati.Un assedio durato ore. E non sono mancati momenti di tensione tra la polizia e i manifestanti pro-Morsi, soprattutto quando gli agenti hanno aperto il fuoco contro il minareto e i piani più alti della moschea dove, secondo quanto riferito da al-Jazeera, si erano appostati dei cecchini. Una versione però smentita dall'imam della moschea al Fatah: «Il minareto non è accessibile dall'interno della moschea perchè il passaggio è bloccato».  Uno dopo l'altro tutti i manifestanti che si erano barricati all'interno della struttura sono stati portati all'esterno. Dove la polizia ha dovuto proteggerli dai tentativi di aggerssione da parte di altri cittadini che stazionavano all'esterno del luogo sacro.Una giornata che ha registrato un nuovo, pesante, tributo di sangue. Secondo quanto riferito dal governo, nelle ultime 24 ore sono state 173 le persone morte negli scontri tra le forze di sicurezza egiziane e i sostenitori dei Fratelli Musulmani. Solo nella capitale si registrano 95 vittime.Il premier: sciogliere i Fratelli Musulmani«Non siamo di fronte a un confronto politico, ma (a un conflitto) con estremisti e terroristi». È questa la posizione di Mustafa Hagazy, consigliere strategico della presidenza ad interim egiziana. Parole che, assieme a quelle pronunciate dal primo ministro ad interim, Hazem el-Beblawi («Non c'è spazio per la riconciliazione con chi ha le mani sporche di sangue»), escludono definitivamente la possibilità dell'avvio di un processo politico con i Fratelli Musulmani. Secondo quanto riportato dall'emittente satellitare al Jazeera il premier el-Beblawi, ha proposto lo  cioglimento dei Fratelli Musulmani e l'idea è ora «valutata» dall'esecutivo. Sale a 49 il numero di chiese bruciateSi allunga drammaticamente di ora in ora la lista delle chiese e delle strutture cristiane (ortodosse, cattoliche ed evangeliche) assaltate o bruciate in tutto l'Egitto. Secondo quanto riferito da padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica Melkita  in Egitto sarebbero 49 le chiese colpite dalla violenza degli estremisti. Si sono poi verificati decine di attacchi a istituzioni, negozi e case di cristiani. Molti di questi episodi si sono verificati nelle città di Assiut, Minya e Luxor. Papa Francesco è allarmato per quello che sta succedendo in Egitto e  «continua a seguire con crescente preoccupazione le gravi notizie» e «continua a pregare perchè cessi la violenza». È quanto riferisce il vicedirettore della sala stampa del Vaticano, padre Ciro Benedettini.Giornalisti nel mirinoAncora una volta gli operatori dell'informazione si trovano coinvolti tra le parti in lotta. Questa mattina almeno due giornalisti stranieri (Matt Bradley del “Wall Street Journal” e Alastair Beach dell“Independent”) sono stati caricati sui blindati dell'esercito dopo un tentativo di aggressione da parte degli anti-Morsi davanti alla moschea al Fatah a piazza Ramses.Mentre nel pomeriggio, mentre infuriavano gli scontri attorno alla moschea, quattro giornalisti italiani sono stati fermati dalle forze di sicurezza egiziane. Si tratta dell'inviata di Mediaset, Gabriella Simoni, del suo operatore Arturo Scotti e di due colleghi della Rai. «Sono notizie che ci arrivano da fonti del ministero degli Esteri e di Palazzo Chigi in contatto con il Cairo, perchè noi non abbiamo ancora avuto alcun contatto diretto con Simoni. Il suo cellulare risultava ancora spento fino a pochi secondi fa», spiega il direttore di Studio Aperto e Tg4 Giovanni Toti.Arrestato il fratello di al ZawahiriLe forze di sicurezza egiziane hanno arrestato Mohamed al Zawahiri, fratello di Ayman, capo di al Qaeda. L'arresto, ha riferito una fonte della sicurezza, è dovuto al sostegno di Mohamed al Zawahiri alla causa del presidente destituito Mohamed Morsi. L'uomo  è stato arrestato in strada a Giza, un distretto del Cairo. Una fonte ha spiegato che è sospettato di coinvolgimento negli ultimi attacchi alle forze dell'ordine egiziane ad Al Arish, capitale della turbolenta provincia del Nord del Sinai. Non è la prima volta che il fratello del capo di Al Qaeda viene arrestato. La prima volta accadde nel 1999 negli Emirati Arabi, dopo che un tribunale egiziano lo aveva condannato per reati legati al terrorismo.Dopo l'estradizione in Egitto, trascorse 12 anni in prigione, fino a marzo 2011, quando fu scarcerato nell'ambito dell'impegno del governo egiziano nel rimettere in libertà islamisti detenuti in casi politici. Ma fu arrestato di nuovo per una vecchia condanna del 1998, sempre per reati di terrorismo. Nel marzo del 2012 un tribunale lo aveva dicchiarato innocente e rimesso in libertà.