Ancora violenza in Egitto. Un altro venerdì segnato dagli scontri tra governativi ed oppositori a favore del deposto presidente Morsi. Con un bilancio davvero negativo: 5 morti, tra i quali anche un bimbo di 10 anni, e 30 feriti tra i dimostranti antigovernativi. Almeno 80 i manifestanti arrestati.
E poi sei feriti tra le forze dell'ordine, 5 agenti e un ufficiale di polizia, a causa dell'esplosione di due ordigni artigianali esplosi a Giza, la megalopoli che abbraccia parte del Cairo.
L'attentato, non lontano da New Cairo, il maxi-insediamento
di 200.000 persone riparato da un alto muro di cinta e cancelli
d'accesso controllati da uomini della sicurezza alle porte della
capitale, è stato rivendicato da un sedicente neonato gruppo
terroristico: Walaa (Brucia, ndr), una formazione che annuncia
di volere "lottare contro lo Stato di polizia repressivo", con i
suoi membri che si sono fatti fotografare incappucciati, tutti
con le 4 dita della mano alzate, il simbolo che rappresenta il
"massacro di Rabaa", una delle piazze teatro dei sit-in dei
pro-Morsi sgomberati nel sangue la scorsa estate.
Gli osservatori non sembrano dare credibilità alla
rivendicazione, ma è da segnalare che se confermata si
tratterebbe della prima azione collegata direttamente alla
galassia dei pro-Morsi, piuttosto che ai gruppi jihadisti e
qaedisti attivi nel Sinai, che si confrontano da decenni con le
autorità centrali egiziane, o con quelle israeliane, obiettivo
del lancio di razzi lungo il confine sulle città di Israele.
Poco dopo l'esplosione dei due ordigni sono iniziate le
annunciate manifestazioni dei sostenitori del presidente deposto
Morsi. Immediati gli scontri, divampati nei quartieri centrali
del Cairo, ad Alessandria e in tutto l'Alto Egitto, a sud della
capitale, considerato un bastione dei Fratelli Musulmani. Qui il
bilancio più drammatico: 3 i morti a Fayyum, 1 - il bambino di
dieci anni - in un villaggio del governatorato di Minya. Uno in
tarda serata a Ismailiya.
Almeno 30 i feriti, quasi tutti colpiti dai fucili a canne
mozze. Gli scontri, come sempre più spesso accade, hanno visto
contrapporsi manifestanti armati di molotov e forze dell'ordine,
affiancate se non precedute dai sostenitori dell'esercito, gli
stessi che chiedono a gran voce che il maresciallo Abdel Fatah
Sisi sciolga la riserva.
"Manca ancora la legge elettorale", spiegano fonti
qualificate: si dovrà attendere il dipanamento di questo nodo.
A Sisi si dovrebbe contrapporre Hamdin Sabahi, arrivato terzo
alle presidenziali del 2012. È celebre per il suo attivismo
anti-Sadat e anti-Mubarak, che gli è costato una ventina di
arresti nel corso di quegli anni. Poi è stato uno dei leader del
Fronte di Salvezza, quello protagonista con i giovani ribelli di
Tamarod della fase di contrapposizione con Morsi che ha spinato
la strada all'intervento dei militari.