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Chi è il vice scelto da Harris. Tim Walz, lo «zio d'America» che piace alla gente

Angela Napoletano mercoledì 7 agosto 2024

Tim Walz con Kamala Harris

Il presidente Joe Biden parla di Donald Trump come di una “minaccia esistenziale per la democrazia”. Per Tim Walz, governatore del Minnesota dal 2018, il tycoon repubblicano è, semplicemente, “weird”, ovvero strano, bizzarro, imbarazzante. Questo è il modo di parlare dell’uomo che Kamala Harris, la candidata democratica alla Casa Bianca, ha scelto per fargli da spalla: senza fronzoli e poco altisonante ma capace di arrivare dritto alla pancia di chi lo ascolta. Walz, classe 1964, piace per questo.

È originario di West Point, una piccola città del Nebraska. Quando aveva 17 anni si è arruolato nella Guardia Nazionale dell’esercito in cui ha prestato servizio per 24 anni negli Stati Uniti e all’estero. Dal padre James, ucciso da un cancro ai polmoni quando aveva 19 anni, aveva ereditato la vocazione per l’insegnamento così, quando ha concluso da sergente maggiore la sua carriera militare, si è reinventato professore di scienze sociali e geografia alle scuole superiori. Per un periodo ha tenuto corsi pure in Cina. Ha poi messo radici a Mankato, a sud di Minneapolis, insieme a Gwen Whipp-le, la donna, allora sua collega, che ha sposato nel 1994 e da cui ha avuto due figli: Hope, 23 anni, e Gus, 21 anni.

Risale ai primi anni duemila la sua esperienza come allenatore della squadra di football locale intrapresa, lo ha raccontato lui stesso in una vecchia intervista, per aiutare a rendere forti nello sport i ragazzi bullizzati (anche perché gay). Motivo che torna spesso nei discorsi. È ispirato al football anche lo spot utilizzato durante la campagna elettorale del 2022. Una palla, un arbitro e una linea laterale definiscono l’immagine di un campo da gioco: cornice simbolica di una partita per il futuro che agricoltori, minatori, mamme ai fornelli e rifugiati, come giocatori impegnanti nella stessa sfida, possono vincere stando insieme.

La sua ascesa politica risale al 2006 quando, a sorpresa, strappò ai repubblicani il seggio rurale del Minnesota alla Camera dei Rappresentanti. Ruolo che ha mantenuto per quattro mandati fino a quando, nel 2018, è stato eletto governatore poi riconfermato nel 2022. Nel passaggio dal congresso alla guida del governo di Saint Paul ha abbandonato le sue posizioni moderate e centriste, talvolta addirittura allineate a quelle dei repubblicani, aprendo alle istanze progressiste. Virata necessaria a vincere partite importanti per i democratici come l’introduzione del diritto all’aborto nella legislazione statale, la legalizzazione della marijuana a scopi ricreativi e il congedo familiare retribuito.

È un cacciatore ma ha voltato le spalle National Rifle Association, una delle sigle più forti della lobby delle armi che aveva finanziato la sua campagna, per indurire la legge sul possesso di pistole e fucili. È diventato presidente della Democratic Governors Association ed è in queste vesti che ha cominciato a farsi conoscere a livello federale.

Lo stile semplice e diretto ne hanno fatto una sorta di «zio d’America». Non era in cima alla lista dei potenziali compagni di corsa di Harris. Ma si è distinto nelle sempre più frequenti apparizioni televisive. Al partito è piaciuto perché capace di parlare con la stessa efficacia a tutte le anime della sinistra americana compresi i sindacati e gli elettori della classe operaia. Si dice anche abbia avuto una bella spinta verso il ticket dall’ex speaker della Camera Nancy Pelosi. L’ex senatrice democratica Heidi Heitkamp ne ha pubblicamente tessuto gli elogi dicendo: «Se Harris cerca un equilibrio nel ticket in termini di esperienza di vita e di gestione dell’amministrazione con una serie di credenziali nella risoluzione dei problemi della classe media e delle famiglie americane, Walz ha un curriculum dannatamente buono». Chi però lo aveva già notato, prima che entrasse nel vivo la campagna presidenziale, è l’ex presidente Barak Obama che, l’anno scorso, scriveva: «Se avete bisogno di un promemoria sul fatto che le elezioni hanno delle conseguenze, guardate cosa sta succedendo in Minnesota». Lo spot usato per la campagna elettorale del 2022 racconta molto dell’insegnante allenatore prestato alla politica. «In questo Stato non abbiamo paura del futuro, lo creiamo, perché se stiamo insieme vinciamo».