Emergenza Ebola in Africa. L'Organizzazione mondiale della sanità traccia un bilancio di quanto sta accadendo in Liberia e in Guinea.
L'attuale esplosione di focolai del
virus di Ebola in Guinea e Liberia è tra le più "difficili" mai
affrontate e potrebbe proseguire ancora alcuni mesi. Lo ha
affermato oggi il vice direttore generale dell'Organizzazione
mondiale della sanità (Oms) Keiji Fukuda.
"È prematuro pronunciarsi su un eventuale calo dei casi di trasmissione e
prevediamo di essere confrontati all'emergenza ancora per i
prossimi 2-3-4 mesi prima di essere sicuri di averla superata",
ha detto Fukuda.
L'ultimo bilancio dell'emergenza
causata dal virus della febbre emorragica di Ebola, estremamente
letale, è salito a 157 casi sospetti in Guinea (di cui 101
letali) e 21 nella vicina Liberia (dieci morti). Casi sospetti
sono stati segnalati anche in Ghana, Mali e Sierra Leone, ma per
il Mali sono risultati negativi.
Ebola, ha spiegato ancora Fukuda, è una
malattia acuta ma che può essere controllata. Sappiamo come
interrompere i contagi, anche se non esistono vaccini o farmaci
contro il terribile virus che si trasmette tramite il contatto
con il sangue e altri fluidi biologici infetti.
La difficoltà dell'emergenza attuale è dovuta alla
dispersione geografica del virus, dopo lo scoppio dei primi casi
in Guinea, alla sua novità nella regione e a causa della paura e
delle voci che veicola. "Una difficoltà supplementare - ha
aggiunto Fukuda - sorge dalla presenza del virus nella capitale
della Guinea, Conakry, dove sono stati segnalati 20 casi".
L'Oms continua a non raccomandare restrizioni ai viaggi o al
commercio. "Sin dall'inizio - ha sottolineato Fukuda -
l'Organizzazione si è mobilitata ad ogni livello per prevenire
nuovi casi, interrompere i contagi e la diffusione insieme a
numerosi partners". Fukuda ha anche citato alcuni Paesi che
hanno fornito un rinnovato sostegno, tra questi l'Italia,
insieme a Canada, la Repubblica democratica del Congo, il Gabon,
l'Uganda, la Germania, Sud Corea e l'Ue.