Seul. E se la crisi istituzionale affossasse il soft power della Corea del Sud?
Le proteste in strada a Seul per chiedere le dimissioni del presidente Yoon
Dal Nobel per la letteratura alla scrittrice Han Kang, alla valanga di serie Tv che imperversano sulle piattaforme, passando per il successo planetario dei gruppi musicali e di colossi industriali come Sansumg. E se la crisi istituzionale - che ha investito il Paese e che sembra tutt’altro che prossima a una risoluzione, diventando ogni giorno sempre più ingarbugliata - appannasse l’immagine mondiale della Korean Wave? Per ora i riverberi (negativi) dell’impasse sudcoreana, rischiano di minacciare innanzitutto la macchina del turismo sudcoreano. Una macchina che da tempo gira a tutta velocità. Come riporta la Reuters, “l'industria dei viaggi e del turismo della Corea del Sud ha generato 84,7 trilioni di won (59,1 miliardi di dollari) nel 2023, circa il 3,8% del Pil, resistendo a numerose perturbazioni, tra cui il precedente impeachment presidenziale del 2016 e le periodiche tensioni con la Corea del Nord”.
“I problemi di sicurezza a Seul possono gettare acqua fredda sull'industria del turismo", ha detto il sindaco di Seul, Oh Se-hoon. "C'è un numero crescente di turisti stranieri che annulla le visite a Seul, accorciando i loro soggiorni nel Paese". La Corea del Sud punta a raddoppiare il numero di turisti annuali entro il 2027 dai livelli del 2019 a 30 milioni di presenze. Sono la Cina, il Giappone e gli Stati Uniti ad "assicurare" più turisti.
Una cosa, per ora, è certa. La proclamazione della legge marziale, poi ritirata dopo appena sei ore, e soprattutto il plateale ingresso dei militari nel Parlamento, ha resuscitato vecchi (e inquietanti) fantasmi di cui la giovane democrazia sudcoreana sembrava essersi liberata. Come sottolinea il Lowy Institute, la crisi ha smascherato “la persistente influenza dell'apparato militare e di sicurezza negli affari politici del Paese, una presenza che non è mai scomparsa del tutto dopo la democratizzazione. Nato tra i fuochi della guerra, l'esercito della Corea del Sud ha svolto un ruolo sproporzionato sin dall'indipendenza. Dal 1961 al 1993, la nazione è stata di fatto una dittatura militare, con tutti i presidenti e i vertici militari provenienti da ranghi militari. Se le riforme, in particolare negli anni '90, hanno posto l'esercito sotto il controllo civile, il fatto che la Corea del Sud rimanga tecnicamente in guerra ha permesso all'esercito di mantenere una pretesa latente all'intervento politico”.
Il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol - REUTERS
La crisi istituzionale è, peraltro, tutt’altro che conclusa. Il presidente Yoon Suk-yeol ha sparigliato di nuovo le carte. Non solo rifiutandosi di dimettersi, ma difendendo il suo operato. Il decreto sulla legge marziale? Una misura "inevitabile" per proteggere la "democrazia liberale della dittatura parlamentare", ha detto. Non solo. In un discorso di 29 minuti, trasmesso in tv, il quarto alla nazione da quando è scoppiata la crisi, Yoon ha rilanciato: “Non importa se mi aspetta un impeachment o un'indagine, li affronterò coraggiosamente”. Nessun ammorbidimento dei toni. Anzi. La legge marziale serviva da "avvertimento" ai partiti di opposizione, che il presidente ha descritto come "mostruosi", "un gruppo di criminali" e una "forza incostituzionale", e per informare la gente delle attività "anti-stato" dei partiti di opposizione.
Neanche l’opposizione sembra mollare. L'Assemblea nazionale di Seul ha approvato la mozione di impeachment nei confronti del ministro della Giustizia sudcoreano Park Sung Jae e del capo della polizia nazionale Cho Ji Ho. I due sono quindi stati sollevati dal loro incarico, finché la Corte costituzionale non si pronuncerà in merito, con l'accusa di aver sostenuto l'applicazione della legge marziale voluta dal presidente. Ma non basta: il Parlamento ha approvato un altro disegno di legge che chiede un'indagine speciale su Yoon. Secondo l’agenzia Yonhap, inoltre, la polizia sudcoreana ha tentato una nuova perquisizione nell'ufficio presidenziale. Le autorità hanno inviato la polizia all'ufficio presidenziale per "ottenere documenti e materiali", il giorno dopo che un tentativo simile era stato bloccato dalle guardie di sicurezza. Si attendono nuovi colpi di scena.