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Africa. Dopo sette mesi di guerra nel Tigrai «ne uccide più la fame che le armi»

Paolo Lambruschi domenica 30 maggio 2021

Sfollati tigrini in fila per la razione di cibo in un campo in Sudan

Lo spettro della fame incombe sul Tigrai e il mondo si gira dall’altra parte. Alti funzionari del Palazzo di Vetro hanno chiesto al Consiglio di sicurezza Onu di varare urgenti misure per evitare la carestia. Il sottosegretario generale per gli Affari umanitari Mark Lowcock ha scritto in una nota, che il «20% dei sei milioni di abitanti della regione settentrionale etiope dopo sette mesi di conflitto sta affrontando una seria penuria di cibo». L’80% del raccolto nell’area, che vive di agricoltura, è stato distrutto o saccheggiato mentre il 90% del bestiame è stato ucciso o requisito. Secondo Lowcock gli sfollati sono 2 milioni. Per l’Onu l’accesso degli aiuti è peggiorato ancora con attacchi, ostruzioni e ritardi al- le operazioni umanitarie. Inoltre gli stupri – commessi da truppe eritree ed etiopi secondo le testimonianze raccolte da operatori, Ong e e media internazionali – rimangono «diffusi e sistematici e le infrastrutture pubbliche continuano ad essere distrutte».

Dal terreno conferma l’incombente catastrofe umanitaria l’associazione scozzese Mary’s Meals, di ispirazione cattolica, che si prefigge di fornire cibo e aiuti essenziali soprattutto ai bambini e che sta fornendo cibo a 19mila dei 150mila sfollati interni ospitati nel capoluogo Macallè. Il fondatore e presidente, il 53enne Magnus Mac-Farlane-Barrow, aveva 17 anni quando vide in tv “Live aid”, il concertone con diverse stelle del rock organizzato per raccogliere fondi per combattere la carestia (provocata dal regime comunista del Derg allora al potere ad Addis Abeba) che affliggeva il Tigrai. Rimase sconvolto come tanti dalle immagini trasmesse dalla Bbc che mostravano i bambini affetti da grave malnutrizione. Da lì e dopo un pellegrinaggio a Medjugorie decise di aiutare i poveri e i deboli a sfamarsi, iniziando con le vittime del conflitto in Bosnia. Oggi Mary’s meals (www.marysmeals.it) agisce in diversi Paesi, tra cui l’Etiopia, con l’aiuto di credenti e non. «Noi – spiega il fondatore – fino ad agosto sosterremo grazie alla nostra campagna i bisogni essenziali di 19mila persone inviando fondi per nutrire 19mila persone ospitate in sette scuole, per noi più agevoli da raggiungere. In una di queste vengono ospitate seimila persone e in ciascuna classe dormono in più di 80 con rischi molto alti per la salute. In più manca l’acqua».

1,2 milioni
i tigrini che secondo l’Onu stanno affrontando una seria penuria di cibo nella regione 2 milioni

sono gli sfollati interni della regione che affollano le città e che hanno bisogno urgente di aiuti

150mila
gli sfollati interni ospitati soltanto a Macallè dove sopravvivono in condizioni spesso drammatiche

1,4 milioni
i bambini che non possono frequentare le scuole nella regione dilaniata dal conflitto

Secondo le testimonianze raccolte da Mary’s meals, la situazione nel Tigrai è tre volte peggiore di 40 anni fa. Ma sul conflitto – oscurato fin dall’inizio da Addis Abeba che ha appena espulso per i suoi servizi il corrispondente del New York Times e sta attuando varie forme di pressione sui giornalisti internazionali – nonostante le denunce ripetute di crimini contro l’umanità e gli ammonimenti dell’Ue, delle agenzie Onu e del governo americano, è calata una cappa di silenzio nella comunità globale. «Fonti umanitarie affermano che la popolazione è massacrata da forze interne ed esterne (esercito federale, milizie Amhara ed eritrei, ndr), con l’aiuto di droni e armi hi-tech.

«Ogni famiglia è stata toccata dalla tragedia della guerra. Inoltre gli stupri anche di gruppo e davanti a familiari sono ancora frequenti. La gente dopo sette mesi ha fame e quasi un milione e mezzo di minori non può andare a scuola. I servizi sociali sanitari non funzionano, gli ammalati cronici stanno morendo per mancanza di cure ospedaliere. Chiedo ai governi e alla gente di ascoltare il grido di dolore del popolo tigrino.

Siamo distratti dalla pandemia, ma questa guerra deve finire. Lo dico a chi crede: serve la nostra preghiera per la pace perché questa gente non si senta abbandonata», conclude Magnus MacFarlane-Barrow. Intanto dopo la denuncia dell’Onu e i servizi della Cnnle forze armate etiopi ed eritree hanno rilasciato quasi tutti i 500 giovani rapiti dai campi per sfollati di Sciré, nel nord-ovest. L’accusa ai i militari è di aver torturato e abusato i prigioneri per estorcere loro la confessione di essere membri del partito nemico del Tplf, che ha guidato l’Etiopia fino al 2018, è stato messo fuorilegge per “terrorismo” dal Parlamento di Addis Abeba e continua la guerriglia.