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La guerra in Medioriente. Domani a Roma negoziati tra Cia e Mossad per una tregua

Redazione Internet sabato 27 luglio 2024

Intanto in Palestina continuano i bombardamenti. Nella foto, un attacco di missili a Rafah

La trattativa per una nuova tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani passa per Roma. Domani la capitale italiana ospiterà un vertice tra il direttore del Mossad David Barnea, quello della Cia William Burns, il premier del Qatar Mohammed bin Abdel Rahman al-Thani e il capo dell'intelligence egiziana Abbas Kamal. Obiettivo della riunione - ha spiegato il sito israeliano Walla - è discutere il dossier tregua e ostaggi la cui soluzione da mesi appare inarrivabile, in un'altalena di spiragli che poi puntualmente si chiudono. E neppure stavolta - temono fonti israeliane e Usa citate da Walla - ci sarebbe una svolta all'orizzonte: i negoziati dovrebbero limitarsi a definire "la strategia da seguire".

La missione di Benyamin Netanyahu negli Usa - con l'intervento al Congresso e gli incontri con Biden, Harris e anche Trump - non sembra per ora aver modificato la linea del premier. Il capo del governo israeliano - che ha irrigidito la sua posizione già prima della partenza per Washington - non intende cedere su due dei punti principali in discussione: il primo è l'istituzione di un meccanismo per monitorare il movimento di armi e militanti palestinesi dal sud al nord della Striscia; il secondo è il mantenimento del controllo israeliano del 'Corridoio Filadelfia', la striscia di terra tra Gaza e l'Egitto da cui in questi anni Hamas ha contrabbandato armi e mezzi nell'enclave palestinese. Quel rubinetto va chiuso, ha spiegato Netanyahu che invece è molto più disponibile, anche per le pressioni dell'Egitto, a riaffidare il controllo del Valico di Rafah agli europei e ai palestinesi.

Nell'incontro di doani non è previsto che Barnea sia affiancato dal capo dello Shin Bet Ronen Bar né dal capo del team che si occupa degli ostaggi, il generale Nitzan Alon. Un funzionario israeliano ha escluso che a Roma si possa arrivare ad una svolta. Secondo lui, non ci sono segnali che la pressione di Biden su Netanyahu abbia convinto il premier ad ammorbidire le sue nuove richieste, che dovrebbero poi essere poi trasferite "entro due giorni" - come annunciato dal premier stesso - ad Hamas.

"Netanyahu - ha spiegato con tono pessimistico una fonte israeliana a Walla - vuole un accordo che non può essere raggiunto. In questo momento non è pronto a muoversi, quindi potremmo finire in una crisi dei negoziati piuttosto che in un accordo". Anche un'altra fonte negoziale, citata da Haaretz, ha parlato di crescenti tensioni tra Netanyahu e il team incaricato dei colloqui. "Il premier - ha detto al quotidiano - sta consapevolmente cercando di mettere in crisi i negoziati perché pensa di poter migliorare le posizioni. Questo significa correre un rischio non calcolato con la vita degli ostaggi".