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Londra. I giudici: no al divorzio all'inglese dopo 40 anni insieme

Silvia Guzzetti giovedì 26 luglio 2018

Il Regno Unito, che con quasi tre divorzi ogni mille persone ha il tasso più alto di rottura dei matrimoni dell’Unione Europea, non consente, per ora, a Tini Owens, una donna di settant’anni, di lasciare il marito Hugh ultraottantenne. I cinque giudici della Corte Suprema hanno, infatti, deciso che la donna deve rimanere sposata con il coniuge almeno fino al 2020 anche se i coniugi non vivono più insieme.
Tini se ne è andata di casa nel 2015, dopo trentasette anni di matrimonio, avviando una causa di divorzio nella quale veniva attribuita al coniuge “la colpa” d’aver maturato presunti «comportamenti irragionevoli».
L’uomo si è tuttavia opposto, liquidando la decisione come un «colpo di testa motivato dalla noia e da qualche ipotetica relazione extraconiugale». Sulla base della normativa britannica in vigore Tini deve lasciar trascorrere almeno cinque anni di separazione effettiva, prima di ottenere il divorzio, a meno che riesca a dimostrare adulterio, comportamento irragionevole o abbandono da parte del coniuge.
Gli stessi giudici che hanno applicato la legge l’hanno, tuttavia, definita datata e hanno chiesto che venga riformata dal parlamento.
Lady Brenda Hale, la presidente della Corte Suprema, ha sottolineato di aver emesso questa sentenza “con riluttanza”, notando di non poter far altro che applicarla finché non verrà cambiata. L’avvocato della signora Owens ha riferito che la donna è «distrutta» dalla sentenza della Corte.