L'intervista. Del Re: cooperazione internazionale braccio della nostra politica estera
La viceministra degli Esteri Emanuela Del Re
"Lavoriamo tutti perché ci sia sempre più coerenza tra l’operato delle organizzazioni della società civile e la nuova e promettente stagione della politica, che sembra si stia delineando. Una politica liberata dalla paura, convergente con il Terzo settore, concentrata sul primato delle persone e della loro dignità". La viceministra degli Esteri Emanuela Claudia Del Re ha appena finito di presiedere i lavori del Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo. Ed è più che mai convinta del ruolo che la cooperazione può svolgere come strumento di diplomazia della Farnesina. Nonostante la flessione negli stanziamenti degli ultimi tre anni.
Il Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo (Cncs) si è riunito alla Farnesina dopo due anni di blocco. Un segnale politico forte: ma quali risultati porterà?
È vero, la riunione del Consiglio era molto attesa da tutto il sistema italiano della Cooperazione. D’altra parte il Cncs è il campo di gioco delle interconnessioni e della solidarietà, che sono il lievito della politica. E offre un ambito aperto per coltivare il dialogo a tutto campo tra Governo, Parlamento, settore profit e non profit e tutti gli attori coinvolti. Ricordo che è stato il ministro Di Maio a convocare la riunione, aprendo i lavori.
Per dire che c’è un rinnovato interesse della politica verso la cooperazione allo sviluppo? Sì. La cooperazione è nuovamente protagonista della scena politica nazionale e globale. Sebbene il Cncs sia stato convocato dopo due anni dall’ultimo incontro, gli scambi e le interlocuzioni con i membri del Consiglio non si sono mai interrotti. Anzi, abbiamo sempre avuto e mantenuto un dialogo costante e produttivo. È la natura stessa della cooperazione: dinamica, creativa, alla ricerca di idee.
Resta ancora un traguardo lo 0,7% del Reddito nazionale lordo in Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps), come chiesto dall’Onu entro il 2030? Dopo il successo dello 0,3 del 2017, quest’anno non supererà lo 0,26%...
I dati 2018 dell’Aps indicano una flessione rispetto al 2017, per il calo delle spese per l’accoglienza dei richiedenti asilo, contabilizzate come Aps. E siamo impegnati a rilanciare un percorso di adeguamento degli stanziamenti per porre l’Italia in linea con gli impegni assunti a livello internazionale. Intendiamo raggiungere entro il 2030 l’agognato 0,7 del rapporto Aps/Rnl. Continuerò a prestare massima attenzione alla destinazione e all’efficacia delle risorse, pur consapevole del quadro della finanza pubblica. L’emergenza Covid-19, nella sua drammaticità, ci invita ad una spinta aggressiva per realizzare l’Agenda 2030: è la sintesi dell’approccio olistico, secondo me fondamentale, in cui emerge il legame inestricabile tra salute pubblica, benessere, clima, energia e sviluppo sostenibile. Ricordo comunque che oltre alla quantità c’è la qualità.
Come «fondi per la cooperazione», lei conferma, sono calcolati anche quelli per l’accoglienza ai richiedenti asilo. Come pure le cancellazioni del debito. Soldi che, però, non arrivano nei Paesi del Sud. Pensa sia coretto?
L’approccio italiano alla cooperazione internazionale allo sviluppo è olistico, multisettoriale e multi-attore. Lavoriamo in stretto raccordo con i Paesi partner, in Africa e in altre aree. È un lavoro di squadra su interventi e programmi. In sede internazionale c’è un vivace dibattito sulla questione del debito, al quale l’Italia partecipa. Auspico sia un tema portante della Presidenza italiana del G20.
Ha parlato di Covid-19: la società civile oggi chiede di ripensare le politiche economiche, dando più investimenti alla Sanità, e meno alle spese militari che quest’anno – secondo l’Osservatorio Milex – assorbiranno 26,3 miliardi, comprese missioni all’estero e nuovi armamenti, come gli F-35 a lungo osteggiati dal M5s. Anche a favore del rilancio della cooperazione.
Su queste tematiche, di fondamentale importanza, esiste un potere di indirizzo del Parlamento. Per quanto riguarda me e le componenti istituzionali della cooperazione, posso dire che il dialogo è molto aperto e franco con le ong. È chiaro, nel giorno in cui si è tenuto il Cncs, pochi giorni dopo il Comitato interministeriale per la cooperazione, che la cooperazione è – come amo ripetere – il braccio operativo più importante della politica estera italiana.