Dati Ocse. Gli aiuti per i Paesi poveri restano in quelli ricchi. La campagna 070
La sede dell'Ocse
Nel 2022 ben il 14,4% dell’aiuto pubblico allo sviluppo globale (Aps) è rimasto nelle tasche dei Paesi ricchi, anziché essere destinato a migliorare le condizioni di vita nelle aree più povere del pianeta. In particolare esplode la voce “dei costi dei rifugiati nel paese donatore”, arrivati alla cifra record di 29,3 miliardi di dollari, con un più 134% rispetto al 2021.
In altre parole, quanto trattenuto dai Paesi donatori per interventi entro i confini nazionali è superiore all’aumento complessivo degli aiuti globali (+13,6%), passati da 186 miliardi nel 2021 a 204 miliardi nel 2022.
È quanto denunciato da Oxfam all’indomani della pubblicazione dei nuovi dati preliminari per il 2022 da parte del Comitato per l'aiuto allo sviluppo dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico).
Con la guerra in Ucraina e il più grande esodo di profughi dal secondo dopo guerra in Europa, sono state “reindirizzate”, infatti, ingenti risorse per far fronte all’emergenza (16 miliardi dollari in totale, pari all’8% sul totale dell’Aps globale.
"In un momento in cui decine di milioni di persone nei Paesi più poveri e vulnerabili stanno lottando per sopravvivere agli effetti di guerre, della crisi climatica e dell’inflazione, i Paesi ricchi hanno trasformato le loro promesse di aiuto in una farsa. – ha detto Francesco Petrelli, policy advisor di Oxfam Italia su finanza per lo sviluppo - Quasi 30 miliardi sono stati considerati erroneamente come aiuto allo sviluppo ‘genuino’, senza esserlo. In realtà si tratta di un aumento scritto sull’acqua. Buona parte è stato destinato a far fronte all’accoglienza dei richiedenti asilo entro i confini nazionali soprattutto dei rifugiati ucraini, senza il doveroso stanziamento di risorse aggiuntive. Un’altra quota è invece stata contabilizzata per il secondo anno consecutivo, considerando il costo delle donazioni di vaccini Covid, costituiti da scorte di magazzino già acquistate per le necessità nazionali ad un alto prezzo di mercato”.
Anche in Italia triplicate le risorse per far fronte ai costi di gestione dell’accoglienza dei migranti, passate da 557 milioni a 1,5 miliardi.
In questo scenario l’Italia è un esempio emblematico di un trend di aumento solo fittizio delle risorse destinate all’aiuto pubblico, ossia a sradicare la povertà nei Paesi in via di sviluppo.
Il nostro Paese passa infatti dallo 0,29% del 2021 allo 0,32%del 2022 di APS in rapporto al reddito nazionale lordo, con un aumento sulla carta del 15%, cioè da 6,085 miliardi di dollari a 6,468. Come sostiene però la stessa OCSE nei giudizi sulle tendenze dell’aiuto dei vari paesi, “si tratta di un aumento esclusivamente dovuto alla quota dei costi dei rifugiati nel Paese donatore, senza il quale l’aiuto allo sviluppo diminuirebbe”.
“Le risorse spese esclusivamente per i costi per l’accoglienza in Italia sono triplicate, passando da 557 milioni a quasi 1 miliardo e mezzo e rappresentano il 23% del totale dell’intero APS italiano. – continua Petrelli – Certamente pesa l’aumento degli arrivi attraverso il Mediterraneo passati da 67.000 nel 2021 ai 104.000 nel 2022 e il reindirizzamento di 359 milioni di dollari per la crisi Ucraina. Resta però un’evidenza lampante: si tratta di risorse ancora una volta non destinate ai Paesi poveri. Tutto ciò mentre gli aiuti italiani verso l’Africa si sono stati più che dimezzati, passando da 1,030 miliardi di dollari nel 2021 a 491 milioni di dollari nel 2022. Lo stesso vale per i fondi destinati ai cosiddetti Paesi a basso tasso di sviluppo (LDC), che crollano da 925 milioni di dollari nel 2021 a 335 nel 2022”.
Tra i Paesi donatori Oocse,quindi, l’obiettivo dello stanziamento dello 0.70% in Aps resta un miraggio (vedi la Campagna 0,70)
Nel frattempo, in termini reali resta un miraggio il mantenimento dei solenni impegni presi oltre 50 anni fa e ribaditi nel 2015 con l’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile. In particolare quello di raggiungere lo 0.70% rispetto al reddito nazionale lordo in aiuto allo sviluppo. Soprattutto perché, al di là delle percentuali, si allontanano gli obiettivi di sostenibilità sociale, ambientale e di lotta alla povertà estrema, considerando che questi indicatori peggiorano in 9 Paesi su 10.
In media i Paesi ricchi nel 2022 hanno destinato infatti solo lo 0,36% del loro reddito nazionale lordo agli aiuti allo sviluppo, rispetto allo 0,33% nel 2021, ma molto al di sotto dello 0,70%. I 20 paesi donatori dell’Unione Europea, con 91,6 miliardi di dollari complessivi raggiungono in media lo 0,57% nel rapporto APS/RNL e rappresentano il 45% del totale globale. Gli USA da soli pesano per il 25%.
Nel 2022, solo 5 paesi europei – Lussemburgo, Norvegia, Germania, Svezia e Danimarca – hanno raggiunto un obiettivo cruciale per il presente e futuro di centinaia di milioni di persone. E l’Italia in questo, come visto, non fa eccezione in senso positivo.
“Secondo le stime di Oxfam questa promessa mancata è costata ai Paesi a basso e medio reddito 6.500 miliardi di dollari dal 1970 al 2021. – conclude Petrelli – Quello a cui stiamo assistendo non solo è un gioco a somma zero o negativo, ma denuncia una mancanza di visione e di assunzione di responsabilità”.
L’appello all’Italia
“Già nel 2021 il relativo aumento degli aiuti allo sviluppo italiani era legato a fattori episodici: donazioni dei vaccini acquistati per l’Italia o contributi straordinari alle agenzie ONU per la lotta alla pandemia. In altre parole gli aiuti non avevano le caratteristiche di replicabilità e programmazione indispensabili per essere efficaci. – aggiunge Ivana Borsotto, portavoce della campagna 070, sostenuta anche da Oxfam - Quest’anno gli aiuti risultano essere addirittura solo virtuali. Siamo poi preoccupati perché nell’ultima Legge di bilancio sono stati apportati tagli agli aumenti programmati. L’obiettivo dello 0,70% si allontana sempre più. Ci appelliamo al Governo e al Parlamento affinché l’Italia rispetti gli impegni internazionali assunti”.
Note per capire meglio
I dati sugli aiuti per il 2022 sono disponibili in PDF sul sito web dell'Ocse: CLICCA QUI
Il livello di stanziamento in APS resta molto al di sotto di quanto necessario per azzerare la povertà globale entro il 2030 e raggiungere così gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile stabiliti dalle Nazioni Unite.
I Paesi donatori classificano erroneamente come aiuti allo sviluppo (ossia destinati a combattere la povertà) quanto segue:
I costi per i rifugiati: la Svezia, ad esempio, ha annunciato il reindirizzamento di quasi un quinto del suo budget per gli aiuti per finanziare l'accoglienza dei rifugiati dall'Ucraina. Il governo ha poi fatto marcia indietro (anche se circa 430 milioni di dollari sono ancora destinati all'accoglienza dei rifugiati) a causa delle forti pressioni pubbliche della società civile e del fatto che ha sovrastimato il numero dei rifugiati. Non si tratta di aiuti allo sviluppo, in quanto vengono spesi in Svezia.
Vaccini: Le donazioni di vaccini hanno rappresentano lo 0,8% degli aiuti (1,54 miliardi di dollari).
Prestiti: dal 2018, i Paesi membri del Dac (Comitato per l'assistenza allo sviluppo) utilizzano una nuova metodologia per valutare la concessionalità dei prestiti a fini di sviluppo. In precedenza, dovevano utilizzare un approccio basato sui flussi di cassa. Ciò significava che i Paesi donatori potevano conteggiare l'intero importo dei loro prestiti come aiuto allo sviluppo, ma dovevano sottrarre i rimborsi dei prestiti dal totale degli aiuti. Il nuovo metodo utilizza un tasso di interesse fisso per valutare l'elemento di sovvenzione nei prestiti. Il tasso di interesse fisso è alto, quindi i donatori ottengono più credito per i loro prestiti di quanto dovrebbero, il che, a sua volta, li incoraggia a offrire più prestiti.
La campagna 070 è promossa dalle principali rappresentanze e reti di ONG italiane, AOI ( di cui Oxfam fa parte), CINI e LINK2007 ed è sostenuta dal Forum III Settore, ASVIS, Caritas nazionale, Fondazione Missio: CLICCA QUI E VAI SUL SITO