Argentina. Il grido della Chiesa dei poveri: «Al fianco del Papa per il bene comune»
La Messa nella villa 21-24
«Se avessimo voluto “fare politica” saremmo stati zitti e avremmo atteso lo svolgimento dei fatti prima di prendere posizione. Alzare la voce in questo momento significa prendere parte per il Vangelo e denunciare chi, nella vita pubblica, ne attacca i principi fondamentali, ribaditi con forza da papa Francesco». Così padre Pepe Di Paola spiega ad Avvenire l’iniziativa presa martedì dai sacerdoti impegnati nelle baraccopoli – o villas miserias – e nei quartieri popolari dell’Argentina. In oltre settanta si sono ritrovati nella parrocchia della Vergine di Caacupé, situata nella villa 21-24 di Barrajas, alla periferia di Buenos Aires, per celebrare insieme una Messa di riparazione per i ripetuti insulti proferiti nei confronti del Pontefice da Javier Milei, candidato dell’ultradestra alle presidenziali del 22 ottobre. Fin dal 2017, il politico, che si professa liberista radicale e anarco-capitalista, ha attaccato il Papa con una raffica di epiteti feroci e brutali in per i suoi richiami alla giustizia sociale e al dovere di prendersi cura dei più fragili.
Una folla ha partecipato all'iniziativa - Prensa equipo curas villas Caba e Gba
«Frasi indegne per una figura pubblica. Come ho detto nell’omelia, non insultano solo Francesco ma le radici della nostra fede e della nostra umanità. La giustizia sociale rientra nel significato autentico di libertà. Quest’ultima non vuol dire agire nella prospettiva ristretta del proprio interesse bensì tenendo presente l’orizzonte ampio del bene comune. Cioè bene per tutti e di tutti. Non esiste libertà vera senza la fraternità», ha aggiunto padre Pepe. Per la Messa, presieduta da monsignor Gustavo Carrara, vescovo ausiliare della capitale, i “curas villeros”, come vengono chiamati, hanno scelto un luogo e una data fortemente simbolici.
Proprio l’allora arcivescovo Jorge Mario Bergoglio aveva guidato , nel 1997, la processione popolare per festeggiare l’arrivo della statua della Vergine di Caacupé nella villa 21-24. «E negli anni successivi ha continuato a venire a trovare la gente di questo quartiere troppo a lungo dimenticato e le altre villas», ha aggiunto il sacerdote. Come data, inoltre, è stato scelto il giorno in cui la Chiesa ricorda Madre Teresa di Calcutta, la «santa della carità, la quale ci ha insegnato non con le parole, ma con la sua testimonianza di vita, il servizio». Con questo gesto forte, condiviso anche da esponenti di altre religioni e non credenti, «noi “curas villeros” abbiamo voluto difendere l’amore, cardine dell’insegnamento di Gesù. Per questo, chiediamo ai cittadini di non farsi manipolare da quanti manipolano la rabbia diffusa per farsi strada», ha aggiunto.
La statua della Vergine di Caacupé - Prensa equipo curas villas Caba e Gba
Proprio il malcontento imperante nel Paese, nella morsa dell’inflazione galoppante, è stato il motore del successo di Milei alle primarie dello scorso 13 agosto, in cui ha incassato oltre il 30 per cento dei consensi. Più di quanto raccolto dalla sfidante conservatrice, Patricia Bulrich, e dall’esponente del peronismo, Sergio Massa. «L’angustia è comprensibile – ha concluso padre Di Paola –. Ma non si risolve proclamando l’assenza dello Stato, Lo sanno bene quanti lavorano nei quartieri popolari, di cui la classe dirigente si è disinteressata troppo a lungo. E questo ha portato conseguenze tremende conseguenze più tremende. Abbiamo davanti a noi l’urgente necessità di crescere nell’integrazione socio-urbana delle baraccopoli con una giustizia sociale che si traduca in salute, istruzione, alimentazione, accesso allo sport, lavoro e sicurezza globale per i quartieri, che sono i primi a soffrire di insicurezza».
Padre Pepe Di Paola ha pronunciato l'omelia - Prensa equipo curas villas Caba e Gba