La Santa Sede e Papa Francesco in particolare hanno avuto un «ruolo chiave» nella storica svolta nei rapporti tra Stati Uniti e Cuba maturata sulla scia della liberazione da parte dell’Avana del contractor Usa Alan Gross e consumatasi proprio nel giorno del 78° compleanno del primo pontefice latinoamericano della storia. Il determinante, e riservatissimo, coinvolgimento vaticano nelle lunghe trattative segrete che hanno portato all’annuncio del riallaccio delle relazioni diplomatiche interrotte nel lontano 1961 è stato subito rivelato da fonti dell’amministrazione Usa riprese dal
New York Times. Poco dopo tutto è stata la stessa
Segreteria di Stato, con una lettera – divulgata in italiano, inglese e spagnolo – a confermare che «nel corso degli ultimi mesi»,
Papa Francesco ha scritto due separate lettere al presidente cubano
Raúl Castro e a quello statunitense
Barack H. Obama, «per invitarli a risolvere questioni umanitarie d’interesse comune, tra le quali la situazione di alcuni detenuti, al fine di avviare una nuova fase nei rapporti tra le due Parti». «La Santa Sede, – precisa la nota – accogliendo in Vaticano, nello scorso mese di ottobre, le Delegazioni dei due Paesi, ha inteso offrire i suoi buoni offici per favorire un dialogo costruttivo su temi delicati, dal quale sono scaturite soluzioni soddisfacenti per entrambe le Parti». Nel comunicato della Segreteria di Stato vaticana si sottolinea che il Papa «desidera esprimere vivo compiacimento per la storica decisione dei Governi degli Stati Uniti d’America e di Cuba di stabilire relazioni diplomatiche, al fine di superare, nell’interesse dei rispettivi cittadini, le difficoltà che hanno segnato la loro storia recente». E si ribadisce che «la Santa Sede continuerà ad assicurare il proprio appoggio alle iniziative che le due Nazioni intraprenderanno per incrementare le relazioni bilaterali e favorire il benessere dei rispettivi cittadini».Mentre anche da Cuba arriva il riconoscimento e il ringraziamento per il ruolo della Santa Sede nella storica svolta, dagli Stati Uniti arrivano ulteriori dettagli sul ruolo giocato dalla Santa Sede. Secondo fonti dell’amministrazione citate dalle agenzie, quando Papa Francesco ricevette in udienza Obama lo scorso 27 marzo, un tema centrale del colloquio sarebbe stato proprio la trattativa segreta tra Washington e L’Avana già in corso dalla primavera del 2013.
E anche nell’incontro di lunedì scorso in Vaticano tra il segretario di stato cardinale Pietro Parolin e il suo "omologo" statunitense John Kerry, ci sarebbero stati aggiornamenti sulla questione. L’ambasciatore statunitense presso la Santa Sede
Kenneth Hackett ha poi spiegato che «un alto (senior) officiale vaticano» di cui non fa il nome «ha giocato una parte importante in questo momento storico incontrandosi in ottobre con le delegazioni americana e cubana per aiutare a portare il negoziato ad una conclusione positiva». Dagli Stati Uniti poi il senatore democratico dell’Illinois Richard Durbin aggiunge alla Reuters che anche l’arcivescovo dell’Avana, il cardinale
Jaime Lucas Ortega y Alamino, ha avuto un ruolo nell’azione diplomatica vaticana (in effetti, sembra sia stato proprio lui, all’inizio dell’estate, lui il latore delle due lettere papali).L’iniziativa diplomatica della Santa Sede si inserisce nel solco della storica attenzione riservata dalla diplomazia vaticana ai rapporti tra Stati Uniti e la Cuba castrista (unico Paese comunista con non si sono mai interrotte le relazioni diplomatiche). Attenzione che risale ai tempi di
Giovanni XXIII e che è stata segnata anche dai viaggi nell’Isola caraibica di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. E che in questo caso si è arricchita dell’ispirazione di Papa Francesco che ha voluto impegnarsi in prima persona scrivendo direttamente alle due parti. Gesto che ha portato l’arcivescovo di Miami Thomas Wenski, a paragonare l’azione del Papa argentino a quella del suo omonimo Francesco d’Assisi quando, durante la Quinta Crociata, andò in Egitto per incontrare il Sultano al Kamil nell’interesse della pace.