India. Lo gettano in uno stagno ghiacciato, cristiano muore proclamando la sua fede
Manifestazione dei cristiani di New Delhi contro la persecuzione delle minoranze (Epa)
Una scelta di fede mai accettata
E’ morto dichiarando la sua fede in Gesù, un cristiano perseguitato in India. Bartu Urawn aveva cinquant’anni e viveva nel villaggio di Kubuaa, distretto orientale di Palamu. Si era convertito al cristianesimo circa dieci anni fa, ma la sua scelta non era mai stata accettata dagli altri abitanti del villaggio. Quel Cristo, scoperto da Bartu, dalla moglie e dal figlio Beneswar, e anche da altre nove famiglie della zona, rappresentava un insulto e un tradimento per i compaesani, che adorano gli alberi e seguono l’antichissimo culto di “Sarna” che prevede anche il sacrificio di animali.
Legati e gettati nell'acqua gelida. Davanti al figlio
Così Bartu e sua moglie sono stati legati e gettati nell’acqua gelida di uno stagno ghiacciato, mentre il figlio Beneswar veniva costretto ad assistere alla loro tortura. «Chiedevano a mio padre di rinunciare a Gesù», ha raccontato Beneswar, come riferito dall’agenzia AsiaNews. «Ma lui rispondeva ogni volta: non rinnegherò mai Cristo. Continuerò a credere in Lui fino all’ultimo respiro».
Una persecuzione violenza
Dopo 17 ore nell’acqua ghiacciata il cuore di Bartu non ce l’ha fatta: è stato stroncato da un infarto mentre la moglie è riuscita a sopravvivere. L’India – dove il 79,8% degli abitanti professano la fede indù, mentre i cristiani sono il 2,3% - è uno dei Paesi dove la persecuzione dei fedeli a Cristo è più violenta. Secondo un rapporto del Catholic Secular Forum di Mumbai nel 2016 almeno 10 cristiani sono stati uccisi per la propria fede mentre Open Doors colloca questo Paese al quindicesimo posto nella classifica delle nazioni dove i seguaci del Vangelo sono più perseguitati. Anche una commissione Usa ha confermato che, benché la legislazione indiana garantisca la diversità religiosa, le minoranza sono spesso mal tollerate e prese di mira.