La questione dei cristiani
perseguitati in Medio Oriente arriva al Consiglio di Sicurezza
dell'Onu. Venerdì al Palazzo di Vetro, a New York, il ministro
degli Esteri francese Laurent Fabius presiederà un "dibattito
aperto", a livello ministeriale, sulla situazione delle
minoranze etniche e religiose sotto attacco nella tormentata
regione. Anche il segretario generale Ban Ki-moon riferirà in
prima persona e così farà in video-conferenza da Ginevra l'Alto
Commissario per i Diritti Umani Zeid Ràad Zeid Al Hussein.
Davanti al Consiglio parleranno il patriarca caldeo di Baghdad,
mons. Louis Raphael I Sako, e Vian Dakhil, la parlamentare
irachena della minoranza yazidi che nell'agosto scorso denunciò
al mondo gli orrori dell'attacco subito dalla propria comunità
da parte dell'Is nel nord dell'Iraq. È la prima volta che il Consiglio di Sicurezza dell'Onu
dedica un dibattito alla persecuzione dei cristiani e delle
altre minoranze, sotto assedio da parte del fondamentalismo
jihadista.La Francia, come presidente di turno, ha scelto di
concentrarsi su questo tema a seguito delle angoscianti
segnalazioni delle diffuse e sistematiche violazioni dei diritti
umani da parte del sedicente Stato islamico, come l'assedio agli
yazidi, con contorni da vero e proprio genocidio, i massacri di
curdi, il sequestro di centinaia di cristiani assiri e caldei
nel nord-est della Siria, la decapitazione di 21 uomini, tra cui
20 cristiani-copri egiziani in Libia. A spingere ad affrontare
la questione, e quindi tra i temi sul tavolo, anche la
deliberata distruzione da parte dell'Is di santuari religiosi,
resti archeologici, così come il traffico di reperti d'arte per
finanziare attività terroristiche. la Francia ha diffuso una
specifica nota agli Stati membri in vista del dibattito.Il patriarca Sako porrà l'accento sulle sfide della
comunità cristiana irachena nelle zone controllate dallo Stato
islamico, sulla loro fuga da Mosul nell'agosto scorso sotto
minaccia di morte se non si fossero convertiti all'islam o di
pagare una "tassa religiosa", perdendo così tutti i loro beni,
case, vestiti, trovando rifugio nel Kurdistan iracheno, nella
zona di Erbil, dove tuttora sono profughi.
Dopo l'annuncio della Francia, all'inizio del mese, di
convocare un'apposita sessione del Consiglio di Sicurezza Onu, è
arrivata il 13 marzo - a rilanciare ulteriormente il tema -
anche la dichiarazione congiunta presentata da Vaticano, Russia
e Libano al Consiglio per i diritti umani di Ginevra e
sottoscritta da 65 Paesi membri dell'Onu. "Chiediamo alla
comunità internazionale - si legge nel testo - di sostenere la
presenza di tutti le comunità etniche religiose che hanno
profonde radici storiche in Medio oriente". Comunità "che vedono
minacciata la loro stessa esistenza dal cosiddetto Stato
islamico, da al-Qaeda e dai gruppi terroristici affiliati,
sconvolgendo al vota di tutte queste comunità e creando il
rischio di una scomparsa totale dei cristiani"."È in atto un genocidio" e "un'adeguata risposta da parte
della comunità internazionale, che metta da parte interessi di
parte per salvare vite umane, è un imperativo morale", è stato
l'appello risuonato all'Onu Ginevra da parte dell'Osservatore
permanente della Santa Sede, monsignor Silvano Maria Tomasi, in un
discorso reso noto oggi, pronunciato alla 28/ma sessione del
Consiglio per i Diritti umani.