Pakistan. Cristiana rapita per convertirla salvata dai genitori
Cattoliche pachistane a Messa in una chiesa di Karachi: le donne cristiane restano nel mirino di gruppi legati all'estremismo islamico
Caso raro nella casistica purtroppo numerosa di giovani cristiane sequestrate e convertite all’islam in Pakistan, una 14enne ha potuto ricongiungersi alla famiglia che ha lottato perché le fosse restituita e che ora è impegnata a cercare giustizia contro il sequestratore.
Sneha, studentessa alla scuola media femminile dei francescani a Lahore, frequenta anche una scuola serale per preparare gli esami finali. Una circostanza che l’ha mesa in balia di un giovane musulmano, Zeeshan, che per giorni l’ha aspettata fuori dalla scuola per poi seguirla e chiedere con insistenza la sua amicizia. La sera del 14 gennaio, l’uomo e altri sei giovani l’anno sequestrata e portata in una località ignota dove è stata picchiata e stuprata dal gruppo e da altri individui.
Dopo alcuni giorni, le è stato chiesto di firmare alcuni fogli in bianco. Al rifiuto, sono riprese le violenze fino a quando ha ceduto e solo in seguito è venuta a sapere di avere sottoscritto un certificato di matrimonio e uno di conversione. Nel frattempo, la famiglia si era mossa per denunciare la scomparsa alla polizia, a cui il giudici ha ordinato di ritrovare al più presto la ragazza, che il 19 gennaio è stata individuata e restituita ai suoi cari che rischiano ritorsioni.
«Il padre, Sabir Masih, e l’interna famiglia stanno ricevendo minacce affinché lascino cadere la denuncia e per questo sono stati portati in un luogo sicuro», comunica Nasir Saeed, direttore dell’iniziativa di tutela legale e sostegno per le minoranze Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement (Claas) nel Regno Unito. «I nostri legali stanno sostenendo gratuitamente Sneha e la famiglia. Hanno chiesto alla corte di registrare la testimonianza della vittima e di procedere con visite che stabiliscano le sue condizioni», conferma Saeed, che ricorda come siano in crescita in Pakistan i casi di rapimenti, conversioni e matrimoni forzati di giovani cristiane e indù. Una realtà che contrasta sia con la legge che sanziona sequestri di persona, violenze sessuali e matrimoni al di sotto dei 18 anni, ma anche con una recente delibera del Consiglio per l’ideologia islamica che ha definito «non islamica» ogni conversione forzata.
Da tempo, rappresentanti delle minoranze hanno sollevato in Parlamento questo problema, ma finora senza risultato. Troppo spesso, infatti, la legge coranica viene fatta prevalere su quella civile. Significativo sotto questo aspetto, il caso della 14enne Huma Younus, che la famiglia sta cercando di strappare all’uomo che l’ha rapita nell’ottobre 2019. Il 3 febbraio, i giudici dell’Alta corte di Karachi hanno riconosciuto i diritti del marito secondo la consuetudine islamica. La ragazza potrebbe essere tolta all’uomo e inviata a un centro specializzato solo se venisse dimostrata definitivamente la sua giovane età, ma il matrimonio non sarebbe annullato e il suo sequestratore non sarebbe perseguito.