I crimini commessi da tre anni in Siria non si erano visti nell'ex
Jugoslavia e c'è la certezza che tanto il regime quanto le
opposizioni abbiano compiuto violazioni: lo afferma Carla Del
Ponte, membro della Commissione d'inchiesta dell'Onu sulla
Siria, a pochi giorni dalla presentazione del documento
conclusivo delle indagini in corso dall'agosto 2011.
«Nelle modalità di esecuzione e per la natura delle vittime,
tra cui donne e bambini, i crimini commessi in Siria non si
erano visti nella ex Jugoslavia», ha detto Del Ponte, a margine di uno degli incontri della commissione svoltisi a porte chiuse con rifugiati siriani in un albergo di Gaziantep, capoluogo meridionale turco a poche decine di
chilometri dal confine siriano e a un centinaio dalla martoriata
metropoli di Aleppo.
«Le torture vengono commesse in modo sistematico e con metodi
per così dire raffinati», aggiunge Del Ponte, fino al 2003 ex
procuratore del Tribunale penale internazionale per il Ruanda e
fino al 2008 ex procuratore per il Tribunale penale
internazionale (Tpi) per l'ex Jugoslavia. «Vittime di questi
crimini, tra cui le torture, sono anche donne e bambini»,
afferma.
La rivolta popolare scoppiata in Siria nella primavera del
2011 e repressa nel sangue dal regime al potere da quasi mezzo
secolo si è in seguito trasformata in insurrezione armata in
diverse regioni del Paese, innescando una guerra civile su larga
scala intrecciata inevitabilmente con gli altri tesi scenari
mediorentali - in particolare in Iraq e Libano - e con gli
interessi delle potenze regionali e internazionali.
Il mandato della commissione, formata dall'Onu nell'agosto
del 2011, scade nel marzo prossimo ma sarà probabilmente
rinnovato. Il 5 del mese è prevista la presentazione a Ginevra
del rapporto conclusivo della squadra guidata dal brasiliano
Paulo Sérgio Pinheiro e composta, oltre alla svizzera Del Ponte,
dall'americana Karen Koning AbuZayd e dal tailandese Vivit
Muntarbhorn.
Pur non potendo fornire alcuna anticipazione del prossimo
rapporto, Del Ponte ha ricordato che «in un clima di violenza
generale, come quello che insiste sulla Siria, c'è la certezza
che i crimini siano commessi da entrambe le parti. Non si può
pensare - ha detto - che il regime sia il cattivo e che le
opposizioni siano i buoni».
L'Onu ha smesso di contare le vittime in Siria. L'ultimo
bilancio parlava di oltre 100.000 uccisi. Diverse piattaforme
siriane di monitoraggio legate ad ambienti anti-regime affermano
che finora almeno 130.000 persone sono morte nelle violenze in
corso da tre anni, tante quante quelle che hanno perso la vita
in quindici anni di Guerra civile libanese (1975-90).
La commissione d'inchiesta Onu ha finora prodotto quattro
rapporti e diversi aggiornamenti periodici basandosi
principalmente su più di 1.400 interviste a testimoni e vittime
di crimini, raggiunti in Siria via Skype e telefono oppure negli
sperduti campi profughi e in varie altre località in Turchia,
Libano, Iraq, Giordania.