Covid. Ecco la variante super sudafricana, stop ai voli. «Ora vaccini ai Paesi poveri»
Gli scienziati del Sudafrica hanno annunciato il rilevamento di una nuova variante, denominata B.1.1.52 e battezzata anche come "super sudafricana". Una nuova variante di Covid-19 che presenterebbe secondo gli esperti 32 diverse mutazioni nella proteina spike. Al "numero molto elevato di mutazioni" è attribuito l'aumento "esponenziale" delle infezioni nel Paese. Fatto questo che mostra ancora una volta come sia necessario rendere accessibile il vaccino anche nei Paesi poveri, riducendone il prezzo oggi troppo esoso.
Mentre l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS-WHO) ha indetto una riunione straordinaria per la giornata di oggi, "la Commissione europea proporrà, in stretto coordinamento con gli Stati membri, di attivare il freno di emergenza per interrompere i viaggi aerei dalla regione dell'Africa meridionale a causa della variante B.1.1.529" del coronavirus, così ha scritto la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen.
Nel frattempo alcuni Paesi hanno deciso di introdurre misure per evitarne "l'importazione". Il Regno Unito ha preso già provvedimenti, chiudendo i confini a sei paesi africani: oltre al Sud Africa, sono stati sospesi i voli dal Namibia, Lesotho, Eswatini, Zimbabwe e Botswana. Olanda e Belgio dovrebbero decidere oggi nuove misure restrittive destinate a contenere il contagio. Anche l'Austria dal 27 novembre vieta l'ingresso da sette Paesi dell'Africa meridionale: Sud Africa, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia ed Eswatini (ex Swaziland). I cittadini austriaci potranno rientrare in patria, ma dovranno attenersi a norme di quarantena rigide che prevedono dieci giorni di isolamento, un tampone molecolare all'arrivo e la compilazione della registrazione.
Oltre allo stop dei voli, è stato stabilito anche il divieto d'ingresso in Israele dei cittadini di quei Paesi ed è stata introdotta la quarantena (7-14 giorni) in apposite strutture per gli israeliani che rientrano, compresi i vaccinati. La decisione è stata presa dal premier Naftali Bennett, in accordo con gli esperti sanitari, che hanno promesso di continuare a monitorare la situazione e impedire la diffusione della nuova variante in Israele. Ma intanto, nel Paese, è già stato registrato un caso di contagio in un viaggiatore rientrato dal Malawi, mentre si attende di chiarire i sospetti sulla presenza della variante sudafricana su altri due.
Per quanto riguarda l'Italia il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato di aver "firmato una nuova ordinanza che vieta l'ingresso in Italia a chi negli ultimi 14 giorni è stato in Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia, Eswatini. I nostri scienziati sono al lavoro per studiare la
nuova variante B.1.1.529. Nel frattempo seguiamo la strada della massima precauzione".
Questi annunci arrivano mentre diversi Paesi europei, tra cui Francia e Portogallo tra gli ultimi, stanno intensificando le loro misure per combattere il Covid-19 a causa di un'impennata dell'epidemia nella stessa Europa. Un contesto che alimenta i timori per un possibile rallentamento della crescita economica a fronte di una inflazione in aumento. L'incubo della variante super sudafricana zavorra anche i prezzi del petrolio. I futures sul contratto WTI scambiato a New York scivolano del 3,5% circa a 75,66 dollari al barile, mentre il Brent fa -2,83% a 79,92 dollari.
«Ora vaccini anche ai Paesi poveri»
L'arrivo sulla scena della variante sudafricana riapre anche il dibattito sulla vaccinazione per tutti e dei costi del vaccino. Se si vuole bloccare la circolazione del virus a livello mondiale e il proliferare di nuove varianti nei cinque continenti, che poi arrivano rapidamente nei Paesi ricchi, c'è una sola via: permettere a tutte le nazioni, anche le più povere, di potere avere le dosi di Pfizer a prezzi accessibili. La logica non può essere solo quella del profitto, nell'interesse di tutti.
Sul tema si registra anche l'intervento di Sara Albiani, responsabile del settore salute globale di Oxfam Italia, e Rossella Miccio, presidente di Emergency.
“A marzo scorso - ricordano -, abbiamo condotto un’indagine intervistando 77 epidemiologi da 28 paesi del mondo. La stragrande maggioranza di loro aveva dichiarato che se non si fosse aumentata la copertura vaccinale a livello globale sarebbero potute sorgere varianti del virus resistenti al vaccino. 2/3 di loro avevano avvertito che c’era solo 1 anno a disposizione per non vanificare l’efficacia dei vaccini e contenere le mutazioni del virus".
"Non vi sono ancora evidenze sulla pericolosità della nuova variante B.1.1.529, né sull’efficacia dei vaccini nel contrastarla - proseguono Albiani e Miccio -, ma è certo che l’allarme diffuso oggi è frutto della politica miope con cui finora si è affrontato il tema dell’accesso ai vaccini nel mondo. Fino a quando soltanto una parte della popolazione mondiale sarà vaccinata, il virus avrà la possibilità di circolare, di replicarsi velocemente e quindi di mutare. In questo momento i milioni di persone che si sono già vaccinate negli Usa, nel Regno Unito o in Italia, dove è già partita la campagna per la terza dose, si sentono più al sicuro. Rimane comunque altissimo il rischio che senza un cambio radicale delle attuali politiche, tutti gli sforzi fatti fin qui potrebbero essere vani. Rendere accessibili i vaccini anche nei paesi poveri significa oggi più che mai proteggerci tutti”.