Covid. Italia e Fao: una Coalizione per il cibo perché la pandemia non degeneri in fame
Barbados, ottobre 2020
Scongiurare il rischio che la crisi sanitaria provocata dalla pandemia di Covid-19 degeneri in una grave crisi alimentare. E allo stesso tempo costruire trasformazioni sostenibili dei sistemi agroalimentari. Sono gli obiettivi della Food coalition, la coalizione per il cibo lanciata per iniziativa del governo italiano e della Fao, presentata oggi in videoconferenza da Roma, dove ha sede l'agenzia nelle Nazioni unite per il cibo e l'agricoltura. Alla presentazione hanno preso parte tra gli altri i rappresentanti dei governi di tutto il mondo - oltre all'Italia - come Cina, Olanda, Israele, Nigeria, Costa Rica, assieme a due premi Nobel, la yemenita Tawakkol Karman e il bengalese Muhammad Yunus
Un'alleanza globale, ha sottolineato il direttore generale della Fao, il cinese Qu Dongyu , resa più che mai necessaria dall'ulteriore rallentamento che la pandemia ha provocato sugli sforzi dei Paesi per il raggiungimento degli obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare "Fame zero" ed "Eradicazione della povertà ".
«La sicurezza alimentare è un diritto fondamentale per la dignità dell'uomo: nessun leader e nessun cittadino dovrebbe permettere che la gente affronti la fama in un mondo traboccante di cibo», ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un videomessaggio. «Ci troviamo in una finestra temporale decisiva per porre fine alla fame attraverso sistemi alimentari più sostenibili e resilienti», ha sottolineato. «La prossima Presidenza italiana del G20 sosterrà pienamente questo percorso - ha promesso il premier italiano - perché vogliamo guidare il G20 per aiutare efficacemente al successo del Vertice sui sistemi alimentari convocato dal Segretario generale dell'Onu». La Food Coalition quindi «è un buon esempio di come la nostra comunità multilaterale possa esprimere la sua resilienza attraverso il pragmatismo, la visione e l'innovazione».
«È il momento giusto per accelerare la trasformazione dei sistemi alimentari - ha detto la viceministra degli esteri Emanuela Claudia Del Re - con un approccio che collega una produzione sostenibile che rispetta l'ambiente e aiuta ad attenuare il cambiamento climatico, con stili di vita sani e dieta equilibrata». Del Re ha anche sottolineato la necessità di concentrarsi su tre elementi «che riteniamo fondamentali per la nostra strategia comune: il primo è ripensare e rimodellare i sistemi alimentari; il secondo è ridefinire il significato dell'interazione globale e della cooperazione e intensificare le connessioni e la condivisione delle conoscenze; infine - ha concluso - capire come implementare la Food Coalition e quale impatto può avere sull'idea di sviluppare una resilienza trasformativa».
«Equilibrio tra locale e globale» è stato sottolineato dallla ministra per le Politiche agricole Teresa Bellanova: «È la chiave per una strategia che affronti con successo le sfide epocali della pandemia, favorendo la trasformazione dei nostri sistemi agroalimentari per un modello sempre più resiliente, sostenibile e inclusivo. Oggi più che mai - ha dichiarato Bellanova - è importante accorciare le filiere, sapere cosa consumiamo, sostenere i piccoli produttori e le aziende familiari, trovare soluzioni specifiche per quei problemi locali che rischiano di accrescere i problemi legati alla mancanza di cibo».
«Non c'è pace senza sicurezza alimentare e non c'è sicurezza alimentare senza pace», ha esordito il premio Nobel yemenita Tawakkol Karman. «Le popolazioni che vivono in zone di conflitto subiscono conseguenze ancora peggiori», ha detto, ricordando la tragica condizione del suo paese: «Lo Yemen ha affrontato la pandemia in assenza dello Stato e dei servizi pubblici e con la sospensione dei salari, toccando il picco della crisi umanitaria, tra vittime del Covid-19, della carestia e dei raid aeerei della coalizione saudita. Da sei anni il mondo ignora le sofferenze degli yemeniti per i quali la vita è una lotta quotidiana. E le agenzie internazionali sono ostacolate dalle milizie. La pandemia amplifica la necessità di arrestare il conflitto: lancio di un appello al G20 e alla Fao ».
L'economista capo della Fao, Màximo Torero Cullen, ha ricordato le dimensioni dell'attuale crisi alimentare mondiale: «Già prima dell'esplsione della pandemia nel mondo 650 milioni di persone soffrivano la fame, altri 650 milioni l'obesità, il 10 per cento della popolazione mondiale la povertà estrema, 3 miliardi di persone - per lo più in Africa - non hanno una dieta sana, il 40 per cento della produzione agricola si perde dopo il raccolto». La crisi economica provocata dal Coronavirus - è la previsione dell'economista della Fao - «produrrà nel 2020 un calo complessivo del 4,4 per cento del Pil, cioè un numero tra 88 e 115 milioni di persone si aggiungeranno a quelle che vivono nella povertà estrema e nella denutrizione».