Mondo

Nottingham. Studentesse italiane ridanno vita al coro di una parrocchia inglese

Silvia Guzzetti lunedì 3 giugno 2019

Era un coro nascosto e poco “sentito” in tutti i sensi. Cantava poco e piano ed era anche poco conosciuto nella parrocchia di Corpus Christi a Clifton, sobborgo di Nottingham.

Per ridargli vita ci volevano due studentesse italiane di biologia, Elisa Tonoli e Maria Pia Savoca, arrivate in città per fare un dottorato di ricerca in una delle due università locali, la “Nottingham Trent University”.

“Abbiamo aumentato il repertorio dei canti e aggiunto dei salmi con la musica e le nostre fila si sono ingrossate”, racconta Elisa, “Prima nessuno ci notava perché il coro si trova in una posizione poco visibile, su un soppalco, sul retro della chiesa, di fronte all’altare. Ci vede il parroco mentre l’assemblea ci dà le spalle. Anche il fatto che a cantare ci fossero soltanto persone anziane non aiutava. Prima che entrassimo a farne parte noi partecipavano soltanto l’organista e suo marito, due signore sulla settantina, un’altra parrocchiana di sessant’anni e una studentessa sulla trentina”.

Oggi il coro di Corpus Christi lo conoscono tutti. Perché le voci si sentono forti dentro la chiesina occupata, alla domenica, da un centinaio di anime.

Ad Elisa e Maria Pia, infatti, si sono aggiunti anche tre adolescenti e una signora. Non solo. Le canzoni risuonano con più forza, grazie agli accenti italiani, e i fedeli hanno notato questo nuovo vigore che riempie le note.

Poco prima di Natale Elisa e Maria Pia hanno anche organizzato, insieme agli altri partecipanti al coro, uno spettacolo per i bambini della scuola cattolica collegata con la parrocchia costruito sulle “carols”, i canti di Natale tipici della tradizione inglese.

Le due studentesse a “Corpus Christi” sono arrivate perché sono molto religiose e volevano sentirsi vicine a Dio. Elisa viene dalla provincia di Brescia e Maria Pia da Messina. Sono cattoliche praticanti e già cantavano nei cori delle loro parrocchie italiane.

“Partecipare al coro ci ha aiutato a inserirci meglio nella comunità cattolica di qui, un fatto importante perché il dottorato di ricerca dura almeno tre anni e per noi sentire di appartenere ha voluto dire molto”, raccontano ancora, “Il miglior modo di sentirsi coinvolti è fare un servizio in parrocchia, anziché semplicemente partecipare alla Messa domenicale. Siamo cresciute anche religiosamente perché, inserendoci meglio e servendo, ci siamo sentite più vicine a Gesù”.

“Purtroppo dobbiamo assentarci in due momenti chiave della vita di “Corpus Christi”, a Natale e a Pasqua e ci dispiace molto”, concludono, “Ci mancano questi parrocchiani cosi calorosi che ci fanno sempre i complimenti quando le ultime note delle canzoni sono finite”.