Armamenti. Così la Corea del Sud sta scalando il mercato della morte
Il War memorial Museum a Seul
Un dato cattura la portata della “scalata”. Tra il 2021 e il 2022, la Corea del Sud ha aumentato le vendite di armi di oltre il 230%, confermandosi così come uno dei maggiori “beneficiari” del conflitto russo-ucraino. Un’ascesa che sembra non conoscere ostacoli o soste. Secondo il Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), nel quinquennio 2018-2022, Seul si è posizionata al nono posto nella non invidiabile classifica dei Paesi esportatori di armi. Una vera e propria rincorsa nel “mercato della morte” che si sta accendendo a livello globale: nel Duemila il Paese occupava “solo” il 31esimo posto. Con la Cina – posizionata al quarto posto -, la Corea del Sud è l’unica nazione asiatica a figurare tra i primi 25 esportatori globali. Ma non basta. Gli affari coreani sono balzati, nel 2022, a oltre 17 miliardi di dollari. L’anno precedente si erano attestati sui 7,25 miliardi di dollari. E questa cifra probabilmente aumenterà una volta concluso il 2023, grazie, tra le altre cose, alla vendita di caccia alla Malesia e di veicoli all’Australia. I cinque maggiori esportatori di armi nel settore della difesa sono oggi Stati Uniti, Russia, Francia, Cina e Germania, che insieme rappresentano oltre i tre quarti (76%) di tutte le esportazioni di armi.
La spinta principale è venuta dal mega accordo del luglio 2022 “strappato” alla Polonia – uno dei Paesi che stanno perseguendo una più aggressiva politica di riarmo in Europa - per un totale di 12,4 miliardi di dollari. Si tratta del più grande accordo militare mai stipulato dalla Corea che prevede, tra l’altro, la fornitura di centinaia di lanciarazzi Chunmoo, carri armati K2, obici semoventi K9 e aerei da caccia FA-50. E il Paese asiatico non intende fermarsi. Le autorità coreane non nascondono il loro obiettivo: diventare il quarto maggiore esportatore di armi al mondo entro il 2027.
Il mercato delle armi è in continua espansione - ANSA
I MOTIVI DEL SUCCESSO COREANO
Quali sono i motivi che spiegano la scalata sudcoreana? Quali sono i punti di forza che hanno consentito all’industria delle armi di Seul di affermarsi così rapidamente? Per gli analisti la ragione di questo successo va ricercata in un mix di fattori. Uno storico, innanzitutto. Il lungo conflitto “silente” ma mai del tutto congelato con i “cugini” della Corea del Nord. “Le costanti tensioni con la Corea del Nord fanno sì che le linee di produzione militare del Sud siano operative e le sue armi siano state sviluppate, testate e aggiornate in situazioni di alta pressione”, è la spiegazione offerta da Cho Woorae, vicepresidente globale per gli affari e la strategia della Korea Aerospace Industries.
"Siamo una delle poche aziende al mondo in grado di fornire sistemi d'arma convenzionali in modo rapido ed efficiente", ha affermato, a sua volta, Kim Dae-young, vicepresidente esecutivo di Hanwha Aerospace. Non si tratta di una scalata “casuale”, ma di un “successo senza precedenti”. “Dalla fine degli anni 2000 e dall’inizio degli anni 2010 – spiega Kim Jae Yeop, ricercatore senior presso il Sungkyun Institute for Global Strategy di Seul - il governo sudcoreano ha avviato sforzi ambiziosi per rafforzare il fronte delle esportazioni nell’industria della difesa del Paese”.
L’altro fattore trainante del successo coreano è stato, senza dubbio, la guerra in Ucraina. Una guerra che ha messo a nudo, non solo l'afasia (e l’improvvisazione) della diplomazia europea ma anche le lacune dell’industria bellica del Vecchio Continente. Un’impreparazione che si è solidificata in un paradosso di cui Varsavia è uno degli esempi più eclatanti. “La Polonia è alle prese con una questione fondamentale per la sicurezza nazionale: ha fornito equipaggiamenti militari per sostenere gli sforzi dell’Ucraina contro la Russia, ma questa fornitura rischia di esaurire le sue scorte militari, rendendola così potenzialmente vulnerabile”. Una lacuna che ha consentito a Seul di incunearsi nel mercato europeo, mostrando una capacità di reazione – e di adempimento degli ordini – molto più veloce e flessibile dell’industria degli armamenti del Vecchio Continente. La Germania, per far un confronto, “non ha ancora consegnato nessuno dei 44 nuovi carri armati Leopard ordinati dall’Ungheria nel 2018”.
Altro punto di forza del “sistema Corea” è geopolitico: il ruolo di “guardiano” in Asia degli Stati Uniti. Ruolo che si traduce anche in una immediata ricaduta operativa: le armi della Corea del Sud sono progettate per essere compatibili con i sistemi statunitensi e Nato. "Molte delle nostre armi si basano su sistemi statunitensi, quindi possono essere utilizzate dai Paesi occidentali e dai loro partner", ha spiegato Moon Seong-mook, analista del Korea Research Institute for National Strategy.