Corea del Nord. «Rapita e rimpatriata la figlia dell'ex ambasciatore a Roma»
Jo Song-gil, per oltre un anno ambasciatore nordcoreano "reggente" in Italia (Ansa)
La figlia dell'ex ambasciatore nordcoreano a Roma Jo Song-gil è stata "rimpatriata" in Corea del Nord dopo la diserzione del padre, negli ultimi mesi dello scorso anno. A riferirlo è l'ex numero due dell'ambasciata nordcoreana a Londra, Thae Yong-ho, che nel 2016 aveva anch'egli disertato e ora vive in Corea del Sud. Secondo Thae, l’ex diplomatico di Pyongyang, che sarebbe attualmente nascosto e in cerca di asilo politico insieme alla moglie, "non è riuscito a portare con sé la figlia": si tratterebbe di una studentessa di 17 anni delle scuole superiori.
Jo Song-gil è arrivato a Roma nel 2015. Nel 2017 è stato nominato ambasciatore ad interim, dopo che l'Italia ha espulso il suo predecessore Mun Jong Nam per protestare contro un test nucleare attuato da Pyongyang. La figlia di Jo viveva con i genitori a Roma prima della diserzione del padre, e sarebbe stata catturata dai servizi segreti nordcoreani prima che potesse fuggire assieme a lui, anche se non è chiaro in che modo sia stata riportata in Corea del Nord.
Jo avrebbe dovuto terminare il suo incarico alla fine di novembre 2018. È esponente di una delle famiglie più importanti del regime nordcoreano e questo spiegherebbe perché, quando si trasferì a Roma nel maggio del 2015, gli fu consentito di portare con sé la famiglia. I diplomatici di Pyongyang infatti sono generalmente obbligati a lasciare in patria i famigliari, per scoraggiare eventuali defezioni.
Thae ha anche criticato il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, per "l'errore strategico" di avere dichiarato di voler "distruggere totalmente la Corea del Nord" al culmine della crisi missilistica e nucleare del 2017, soffiando sul fuoco di una possibile guerra nucleare di cui non esisteva una reale minaccia. "Era quello che Kim voleva", ha concluso. "Così il mondo ha deciso di parlare prima di pace che di denuclearizzazione della penisola coreana".
Le reazioni politiche
La vicenda diventa un caso politico. Il M5s chiede a Salvini di riferire in Aula e il sottosegretario agli Esteri Di Stefano dice «chi ha sbagliato paghi», mentre il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi spiega che sono in corso verifiche.
«La Farnesina sta seguendo la vicenda da quando uscì tempo fa la notizia», ha detto Moavero. «Insieme ai servizi competenti per queste vicende delicate - ha proseguito - stiamo normalmente portando avanti quelle che diventano le linee politiche nazionali rispetto a una questione di questo tipo, poi se ne trarranno le debite conclusioni».
Se le parole del ministro sono caute, più forti sono quelle del
sottosegretario Manlio Di Stefano (M5s)
che su Facebook scrive: «La storia di Jo Song-gil e di sua figlia, diciassettenne, rapita dall'intelligence nordcoreana in Italia, se confermata, sarebbe un caso di una gravità inaudita. Quando avvenne una cosa simile, ovvero il famoso caso Shalabayeva, andai direttamente in Kazakistan per incontrarla e capire cosa fosse accaduto e appurammo responsabilità dirette dell'allora ministro dell'Interno Alfano». «Ora - scrive ancora su Facebook - è tempo di fare chiarezza anche su questo caso di novembre che riguarda l'ex ambasciatore nordcoreano a Roma e sua figlia, una giovane incolpevole che, nonostante dovesse essere tutelata in Italia, rischia di essere persino torturata da uno dei peggiori regimi al mondo». «Chi ha responsabilità pagherà, statene certi», assicura.
In una nota
i deputati del Movimento 5 Stelle Pino Cabras, Emilio Carelli, Sabrina De Carlo, Iolanda Di Stasio e Yana Ehm
, del Comitato permanente sui diritti umani nel mondo della Camera, chiedono che Salvini riferisca in Parlamento: «È necessario che il ministro dell'Interno Matteo Salvini riferisca quanto prima in Parlamento sulla notizia del rapimento e del rimpatrio dall'Italia della figlia minorenne dell'ex ambasciatore nordcoreano Jo Song-gil. La dinamica della vicenda deve essere chiarita il prima possibile perché, se confermata, sarebbe di estrema gravità. Dobbiamo garantire a tutti i cittadini presenti sul nostro territorio, in particolare se minori, la tutela della loro incolumità. Per questo motivo è importantissimo appurare le responsabilità su quanto accaduto», concludono i deputati.