Cop28. L'ambientalista Kianni: «I giovani hanno capito che devono essere protagonisti»
L'ambientalista americana Sophia Kianni, 21 anni
«Agli altri giovani della mia generazione, vorrei direi che non mi sento una persona speciale per quanto ho realizzato fin qui. Chiunque altro avrebbe potuto farlo, è solo una questione di credere fino in fondo in ciò che fai». A parlare è la nota militante ambientalista americana Sophia Kianni, 21 anni e con radici familiari iraniane, entrata a far parte del comitato strategico dei 7 giovani consiglieri sulle questioni climatiche del Segretario generale dell’Onu, António Guterres. Ha fra l’altro fondato e dirige l’organizzazione internazionale Climate Cardinals, che traduce le informazioni sulla crisi climatica nelle lingue del mondo intero, grazie a migliaia di volontari. La incontriamo a Parigi nelle vesti di ospite d’onore al Forum Unesco dei giovani.
Ritiene che i giovani possano fare la differenza nella sfida climatica?
Assolutamente. Negli ultimi anni, i giovani sono rimasti in prima linea per sensibilizzare tutte le generazioni sul cambiamento climatico, facendo pressione sui poteri pubblici per indurli all’azione. Oggi, sono pienamente convinta che i giovani intensificheranno ancor più la loro azione per farsi ascoltare.
Quali azioni pratiche prioritarie occorre promuovere nei prossimi anni?
Occorre continuare a diffondere più che mai la voglia di sentirsi coinvolti in questa sfida, innanzitutto attraverso ogni forma di voto. Le iniziative prioritarie dovranno riguardare tutti i luoghi d’istruzione, fino alle università, perché la posta in gioco cruciale riguarda una vera comprensione profonda di ciò che il cambiamento climatico rappresenta per il nostro futuro.
Nel suo intervento all’Unesco, lei ha insistito sull’eroismo. Abbiamo bisogno di eroi?
Ciascuno dovrebbe trasformarsi un po’ in un eroe. A volte, siamo tentati di sognare che qualcuno giunga dal cielo con dei superpoteri per salvarci. Ma la mia generazione ha ormai capito bene, credo, che nessun altro ci tirerà fuori da questi problemi se non noi stessi. In generale, credo che la gente debba appropriarsi di questa sfida innanzitutto con le proprie emozioni, oltre che attraverso dei dati statistici e scientifici. Per questo, è fondamentale comunicare sul cambiamento climatico avvalendosi di un registro orientato verso il cuore, oltre che verso la mente.
È fiduciosa a proposito della Cop28?
Recentemente, siamo rimasti ancora una volta delusi dalle difficoltà nelle discussioni per finanziare il fondo sui danni climatici. Si tratta di un punto estremamente importante. Ma ci batteremo e ci faremo sentire fino all’ultimo per evitare di assistere a una nuova Cop non all’altezza.