Congo. Vigilia elettorale tra tensione e rinvii
Proteste nella città di Beni contro il rinvio del voto a marzo (Ansa)
"La vera pace è una pace che richiede che le elezioni si tengano alla data fissata del 30 dicembre 2018". Non poteva essere più chiara l’esortazione che l’arcivescovo di Kinshasa, monsignor Fridolin Ambongo, ha rivolto all’indirizzo delle autorità congolesi durante la sua omelia nella notte di Natale. Una presa di posizione inequivocabile contro ogni ulteriore rinvio delle elezioni in programma domenica (erano inizialmente previste per il 23 dicembre) e contro qualsiasi frode. Centinaia di fedeli hanno applaudito nella cattedrale di Notre Dame l’appello dell’arcivescovo, che ha anche richiamato tutti “al senso di responsabilità e alla non violenza”. "Il popolo congolese è in esilio nella propria terra", ha proseguito, denunciando la "umiliazioni" subite dai suoi fedeli e connazionali.
Alla vigilia delle cruciali elezioni presidenziali, provinciali e legislative, la Commissione elettorale aveva annunciato il rinvio di una settimana a causa di un incendio che aveva distrutto materiale elettorale, tra cui 8mila macchinette per il voto elettronico. Il rinvio però si protrae ormai da due anni, secondo l’opposizione per volontà del presidente Joseph Kabila. Due giorni fa, la stessa Commissione ha posticipato addirittura a marzo del nuovo anno il voto in alcune zone del Paese a causa del clima di insicurezza. Le zone interessate sono quelle in cui operano decine di gruppi armati e in una di esse è in atto, dallo scorso agosto, una grave epidemia di ebola. Il rinvio interessa le aree di Beni e Butembo nella provincia del Nord Kivu (nord-est) e la città di Yumbi, nel settore occidentale del Paese.
I congolesi chiamati alle urne domenica per mettere fine dopo 18 anni alla presidenza di Kabila sono oltre 40 milioni. Si stima che due terzi dei congolesi abbia meno di 25 anni, il che vuol dire che la “generazione Kabila” avrà un ruolo importante in questo voto. A sfidare il candidato del partito dominante Emmanuel Ramazani Shadary, ex ministro dell'Interno con l’attuale presidente, saranno 20 candidati: tra questi i principali esponenti dell'opposizione, Felix Tshisekedi, visto come favorito, e l'uomo d'affari Martin Fayulu.
Nei giorni scorsi il governatore di Kinshasa Andre Kimbuta ha sospeso comizi e propaganda nella capitale, sostenendo che alcune fazioni estremiste dei principali candidati alla presidenza si stavano «preparando a scontrarsi per le strade della città durante la campagna elettorale». L’opposizione ha però protestato, considerando la capitale come una propria roccaforte. L'insicurezza e le gravi carenze sul fronte infrastrutturale sono tra le principali sfide di una tornata elettorale già più volte rinviata e considerata un test importante per il futuro del gigante africano, chiamato alla sua prima transizione pacifica dei poteri. Il Congo, con le sue importanti risorse del sottosuolo, continua ad essere crocevia di forti interessi economici, sia da parte di aziende multinazionali che di Paesi confinanti come Uganda e Ruanda, così come di potenze esterne al continente africano.