Mondo

Congo. I vescovi sfidano Kabila: «Dichiari che non si ricandiderà nel 2018»

Redazione Esteri sabato 2 dicembre 2017

Il mandato del presidente Joseph Kabila è scaduto il 19 dicembre 2016 (Ansa/Epa)

Con una dichiarazione dai toni duri, la Conferenza episcopale del Congo (Cenco) chiede al contestato presidente Joseph Kabila di dichiarare apertamente alla nazione che non sarà candidato alle prossime elezioni, previste per il 23 dicembre 2018. I vescovi congolesi in questo modo hanno rotto il silenzio, durato settimane, sulla crisi politico-istituzionale che attanaglia il Paese, segnata da gravi violenze e da un clima di forte tensione. Tramite il segretario generale, l’abate Donatien Nshole, la Conferenza episcopale denuncia «gravi violazioni» nell’attuazione dell’accordo della San Silvestro (raggiunto lo scorso anno con la mediazione della Chiesa), che tuttavia «non è morto». Ed ha aggiunto: «Siamo profondamente delusi. Il patto di fiducia è infranto. Non c’è stato alcun passo avanti significativo. La popolazione è sconvolta e non ha più fiducia nelle istituzioni che non fanno altro che cercare di imbrogliare. Ci troviamo in un contesto di diffidenza generalizzata».

Ieri, invece, È stata soffocata sul nascere la"giornata della rabbia" indetta dai principali partiti di opposizione per chiedere le dimissioni del presidente Joseph Kabila, il cui mandato è scaduto il 19 dicembre 2016. Decine di manifestanti sono stati arrestati dalle forze di sicurezza che hanno disperso con gas lacrimogeni i cortei che si stavano formando per le strade di Kinshasa. Tra questi c'è anche il deputato Martin Fayulu e Jean Marc Kabund, segretario generale dell'Upds. Fèlix Thsisekedi, leader del principale partito di opposizione, non è riuscito a lasciare la sua abitazione, circondata dalla polizia.

Int5anto nmon si ferma l'emergenza umanitaria legata alle violense: sono saliti a più di 12.000 i rifugiati fuggiti in Zambia dalle violenze delle milizie, nel sud est della Repubblica democratica del Congo, di questi più di 8.400 solo negli ultimi tre mesi. Lo denuncia l'Agenzia Onu per i rifugiati (Acnur), riferendo
che l'80% è costituito da donne e bambini. Fuggono dalle brutalità dirompente delle milizie, si parla di civili uccisi, violenze sulle donne, proprietà saccheggiate e abitazioni date alle fiamme. La maggior parte dei rifugiati arriva dalle provincie di Haut-Katanga e Tanganyika. La maggioranza dei rifugiati ha attraversato il confine e raggiunto la provincia di Luapula e sono stati accolti nel centro di transito Kenai a Nchelenge a circa 90 chilometri dal confine. Le persone continuano ad entrare in Zambia anche dalle provincie del nord e del nord ovest. Stando a quanto riferiscono i rifugiati, potrebbero esserci molte altre persone costrette a fuggire dal Congo in Zambia, poiché i combattimenti in corso si stanno intensificando. Lo Zambia ospita al momento più di 65.000 rifugiati, di questi circa 33.000 provengono dal Congo, che a sia volta conta circa 4,1 milioni di sfollati all'interno del Paese.