Il rapporto. Allarme Onu in Congo: «Uno su tre alla fame, la situazione è disperata»
Una ragazzina sfollata nella zona di Beni, nel Nord Kivu
Nulla cambia. Nella Repubblica democratica del Congo la situazione della sicurezza alimentare rimane disperata, con una persona su tre in preda alla fame acuta. A dare la notizia del triste primato sono due agenzie delle Nazioni Unite, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao) e il Programma alimentare mondiale (Wfp). Stando a una recente Analisi del Quadro integrato di classificazione della sicurezza alimentare (Ipc), il numero di persone colpite da un elevato grado di insicurezza alimentare acuta nel paese si aggirerebbe intorno ai 27,3 milioni, vale a dire un individuo su tre, un dato questo che comprende anche i quasi sette milioni di persone che si trovano alle prese con livelli di fame acuta cosiddetti «di emergenza». Tale cifra fa di questo paese dell'Africa centrale il luogo al mondo con il più elevato numero di persone bisognose di urgenti aiuti per la sicurezza alimentare.
Dietro i numeri ci sono storie di genitori a cui è stato negato l'accesso alle terre di loro proprietà o che sono stati costretti a scappare per mettersi in salvo, testimoni forzati del deperimento fisico dei propri figli dovuto alla fame. Il personale del Wfp ha incontrato le famiglie che, tornate al proprio villaggio, hanno trovato le loro case completamente bruciate e i loro raccolti depredati. Alcuni sopravvivono cibandosi esclusivamente di taro, una radice selvatica, o di foglie di manioca bollite in acqua. Le fasce della popolazione più colpite sono prevalentemente gli sfollati, i rifugiati, i rimpatriati, le famiglie ospitanti e le persone colpite da calamità naturali (inondazioni, smottamenti, incendi) nonché i nuclei familiari con donne come capofamiglia. A queste si aggiungono le popolazioni più povere delle zone urbane e periurbane e le persone che vivono nelle aree dell'entroterra difficilmente accessibili, che hanno un basso potere d'acquisto e un accesso limitato ai mercati. La Fao e il Wfp invocano un intervento tempestivo per intensificare gli aiuti ai congolesi residenti nelle zone di crisi.
«I ricorrenti scontri nella Rdc orientale e la sofferenza che essi producono rimangono eventi estremamente allarmanti. Per rafforzare la sicurezza alimentare e accrescere la resilienza delle popolazioni vulnerabili è indispensabile garantire stabilità sociale e politica. L'intervento più urgente consiste nel promuovere la produzione di cibo laddove questo è maggiormente necessario e nel proteggere gli animali che concorrono al sostentamento delle persone. La principale stagione agricola è dietro l'angolo e non c'è tempo da perdere», ha spiegato Aristide Ongone Obame, rappresentante Fao nel Congo.
«Per la prima volta in assoluto siamo stati in grado di includere nella nostra analisi la stragrande maggioranza della popolazione, il che ci ha consentito di tracciare un quadro il più possibile realistico delle spaventose dimensioni raggiunte dall'insicurezza alimentare nella Repubblica democratica Congo», ha dichiarato Peter Musoko, rappresentante del Wfp in Congo. «Questo paese dovrebbe essere in grado di sfamare la sua popolazione ed esportare le eccedenze. Non possiamo tollerare che dei bambini vadano a letto affamati e che le famiglie saltino i pasti per un'intera giornata». Il conflitto rimane una delle principali cause della fame e le zone maggiormente colpite sono quelle dilaniate dalla violenza, ossia ampie fasce delle province orientali di Ituri, Nord Kivu e Sud Kivu e Tanganica, nonché la regione centrale del Kasai, teatro di recenti scontri. Tra gli altri importanti fattori che concorrono ad aggravare la crisi si annoverano il crollo dell'economia nazionale e le conseguenze della pandemia Covid-19 a livello socioeconomico.
La Fao sta operando per migliorare l'accesso delle famiglie agli strumenti agricoli e alle sementi, per fornire bestiame di qualità (indispensabile per migliorare la nutrizione), per sostenere i processi di trasformazione degli alimenti e l'immagazzinamento dei prodotti alimentari e per aiutare i piccoli agricoltori nella lotta contro le malattie degli animali e delle piante. Quest'anno, in particolare, Fao si prefigge l'obiettivo di fornire aiuti alla sussistenza per salvare la vita a 1,1 milioni di persone in zone colpite da un elevato livello di insicurezza alimentare acuta. Nell'ambito delle sue attività di prevenzione della fame, il Wfp procura aiuti alimentari di prima necessità a 8,7 milioni di persone nel Congo. Nello specifico, inoltre, il Wfp deve poter continuare a portare avanti i suoi interventi di prevenzione e cura della malnutrizione, una condizione che colpisce 3,3 milioni di bambini nel Paese. La malnutrizione nella prima infanzia compromette lo stato di salute di un individuo per il resto della sua esistenza, privandolo della possibilità di realizzare appieno le sue potenzialità e di offrire il proprio contributo alla comunità in cui vive. Intenzionati a individuare una soluzione di lungo termine, la Fao e il Wfp stanno investendo in progetti di rafforzamento della resilienza a sostegno dell'agricoltura comunitaria, così da contribuire a incrementare le rese, ridurre le perdite e stimolare l'accesso ai mercati. Si tratta di progetti che aiutano le comunità a costruire la propria esistenza e a incamminarsi verso la pace.