La Chiesa è in prima fila nel portare aiuti agli abitanti di Brazzaville, capitale della Repubblica del Congo, che all'alba di domenica è stata devastata da cinque esplosioni dovute all'incendio dell'arsenale dell'esercito, situato nel popoloso quartiere di Mpila, alla periferia est della città. Lo scoppio di missili, bombe e munizioni ha quasi raso al suolo gli edifici del quartiere, causando più di 200 morti tra militari e civili e oltre 2.000 feriti."Le Suore di San Giuseppe di Cluny, che operano nell'ospedale universitario della capitale, confermano l'ecatombe e stimano che il numero dei feriti e delle vittime sia destinato ad aumentare - si legge in un comunicato della Nunziatura diffuso dall'agenzia Fides -. Anche la comunità diocesana è stata scossa dalla notizia: si è verificato, infatti, il crollo della chiesa di San Luigi dei Francesi, mentre era in corso la celebrazione eucaristica". La Nunziatura Apostolica di Brazzaville, anch'essa danneggiata dalle esplosioni, ma senza danni alle persone, è al lavoro per elaborare una stima dei fedeli e religiosi feriti o defunti. "L'onda d'urto - si legge ancora - ha causato danni in tutta la città e ha perfino raggiunto Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, distante circa 10 chilometri dal luogo del sinistro. La causa dell'incidente non pare essere di natura politica (colpo di Stato o attentato terroristico), ma dovuta a errore umano, che avrebbe innescato una reazione a catena, facendo brillare il deposito di armamenti"."La Chiesa cattolica - prosegue il comunicato - è in prima linea per assistere i feriti e mettere a disposizione le sue strutture in modo da garantire un riparo, cibo e assistenza a quanti sono stati colpiti dalla sciagura. Attualmente, più di 2.500 persone sono ospitate nelle strutture messe a disposizione dalla Chiesa cattolica, come la Place Mariale, adiacente alla cattedrale, le parrocchie di Notre-Dame du Rosaire e Saint Pierre Claver nel popoloso quartiere di Bacongo, e poi le comunità di Saint Charles Lwanga e dei Martiri ugandesi. La Caritas diocesana e i tanti dispensari degli ordini religiosi, nei vari quartieri della Capitale, stanno svolgendo un lavoro lodevole per curare e assistere le centinaia di feriti che non trovano posto negli ospedali statali, già al limite del collasso".