Che cos’hanno in comune il Canada e la Papua Nuova Guinea, le Bahamas e l’Australia? Territori ai quattro angoli del mondo, con storie, religioni, culture diverse, ma tutti legati da un sovrano, che riconoscono come loro capo di Stato. Oggi quella corona la indossa la regina Elisabetta II, ma in futuro sul trono ci sarà il suo bisnipote: il piccolo George Alexander Louis, nato lo scorso 22 luglio. È il terzo in linea di successione, prima di lui il nonno Carlo, principe di Galles, e il padre William, duca di Cambridge. Il royal baby, come la stampa lo ha ribattezzato, sarà un giorno re e il suo regno toccherà tre continenti, ragione per cui si sono illuminati di blue, in suo onore, i monumenti simbolo di città agli antipodi, come Toronto o Auckland e anche le Cascate del Niagara. È il 'mondo' del Commonwealth (letteralmente: benessere comune), un universo affascinante ma anche complesso, che nel 2009 ha festeggiato i primi 60 anni della sua attuale struttura.Distinzione Si è soliti identificare l’organizzazione come l’unione delle ex colonie dell’impero britannico, in realtà va fatta una distinzione fondamentale. Il piccolo George Alexander Louis sarà sovrano dei cosiddetti Reami del Commonwealth, un ristretto gruppo all’interno del più noto Commonwealth delle Nazioni. Loro progenitore è il Commonwealth Britannico, nato nel 1926 con l’obiettivo di creare una rete economico-culturale tra i diversi paesi che componevano l’impero di Londra. Con la fine della Seconda guerra mondiale e l’avvio della decolonizzazione, è cominciato il re-styling dell’organizzazione, che dal 1949 si chiama Commonwealth delle Nazioni.Oggi è composto da 54 paesi: tutte ex colonie britanniche tranne il Mozambico, che nel 1995 ha deciso di aderirvi, e dal 2009 il Ruanda, ultima nazione a entrarvi. All’interno del Commonwealth delle Nazioni – e qui sta la differenza ai più sconosciuta – si distinguono due gruppi: paesi dotati di un proprio capo di Stato e paesi che hanno deciso di rimanere fedeli alla Corona britannica e riconoscono la regina Elisabetta II – e in futuro Carlo, poi William e infine il piccolo George Alexander Louis – come loro sovrano, vale a dire come loro capo di Stato. Questo ristretto gruppo prende il nome di Reami del Commonwealth e riunisce quindici nazioni indipendenti ripartite su due continenti: dieci in America (Canada; Belize; Bahamas; Barbados; Giamaica; Grenada; Saint Lucia; Antigua e Barbuda; Saint Kitts e Nevis; Saint Vincent e Grenadine) e cinque in Oceania (Australia; Nuova Zelanda; Papua Nuova Guinea; Tuvalu; Isole Salomone). Sedicesimo reame è il Regno Unito. Si tratta di realtà completamente diverse tra loro anche sul piano giuridico-costituzionale, basti pensare che Giamaica e Bahamas hanno ancora in vigore la pena di morte. Ciascun reame ha una propria politica interna, estera, economica e militare. Eppure di questi quindici paesi Elisabetta II è regina, motivo per cui in ogni capitale è presente un governatore scelto dalla sovrana, che non interviene nel dibattito politico ma ricopre soltanto pochi incarichi di rappresentanza. Nelle federazioni come il Canada o l’Australia è presente un governatore per ciascuno Stato.Il Commonwealth delle Nazioni, invece, è presieduto da Elisabetta II e questo nonostante all’interno dell’organizzazione vi siano altre sei monarchie: in Asia Brunei e Malaysia, in Africa Lesotho e Swaziland, in Oceania Samoa e Tonga. Quella della sovrana britannica, però, è una carica simbolica, mentre al livello esecutivo il vero 'capo' è il segretario generale, che dal 2008 è il diplomatico indiano Kamalesh Sharma. Movimento repubblicano e successione al trono La fedeltà dei reami alla Corona britannica, però, si è scontrata nell’arco di oltre sessant’anni con movimenti repubblicani anche molto forti, in alcuni casi sfociati con il referendum. È successo in Australia, con la consultazione popolare del 1999, che però è stata rigettata. In tutti i reami è presente un movimento che sogna di abbandonare Elisabetta II per avere al suo posto un presidente della Repubblica e tradizionalmente è il Partito laburista locale a farvi da contenitore politico. Ma non è così semplice, perché serve un lungo iter parlamentare per arrivare a una legge che cambi l’assetto costituzionale del paese. L’ultimo strappo risale al 1992: l’isola di Mauritius è diventata una Repubblica, scegliendo comunque di rimanere all’interno del Commonwealth delle Nazioni.Il meccanismo è affascinante ma anche complesso. Altro esempio dello stretto legame esistente nei Reami del Commonwealth è la tanto agognata legge di modifica per la successione al trono, entrata in vigore proprio in vista della nascita del royal baby, per consentire al primogenito di William e Kate Middleton di salire al trono, anche nel caso fosse stata una femmina. Le novità del Succession to the Crown Act 2013 riguardano l’equiparazione tra i sessi per accedere alla corona (prima c’era la primogenitura maschile) e la possibilità per il sovrano, che è anche 'governatore supremo' della Chiesa d’Inghilterra, di avere il coniuge di confessione cattolica. Espulsioni e sospensioni Al livello più generale, però, il Commonwealth delle Nazioni si è rivelato una formula vincente, capace di creare una rete di rapporti privilegiata tra nazioni distanti geograficamente e culturalmente. Negli ultimi tempi grande attenzione è stata dedicata ai giovani e a buon ragione. I 54 paesi, insieme, riuniscono oltre due miliardi di persone (la sola India più di uno), la metà dei quali ha meno di trent’anni. Nel 2009 l’organizzazione – come oggi la conosciamo – ha tagliato il traguardo del sessantesimo anniversario, celebrato con una mostra a Buckingham Palace: Queen & Commonwealth: The Royal Tour. Ma in più di sei decenni non sono mancati momenti di tensione. Il Sudafrica venne espulso nel 1961 a causa dell’Apartheid e vi è rientrato soltanto nel 1994. Ci sono poi le sospensioni. Attualmente l’unico paese sospeso sono le Isole Fiji (dal settembre 2009), a causa del colpo di Stato militare che ha avuto luogo sull’arcipelago del Pacifico.