Colombia. Via al dialogo anche con l'ultima guerriglia
Il principale gruppo di ribelli, le Farc, ha invece avviato in questi giorni il processo di disarmo (Ansa)
L’ultimo ostacolo è caduto. Odín Sánchez Montes de Oca è libero. I colloqui tra il governo di Bogotà e l’Ejercito de Liberación Nacional (Eln), la seconda guerriglia colombiana, possono finalmente iniziare, come da programma, martedì prossimo a Quito. Il rilascio dell’ex parlamentare era la condizione tassativa posta dall’esecutivo per l’avvio del negoziato. Proprio il suo mancato rispetto aveva fatto naufragare il primo tentativo, lo scorso ottobre. Allora, il presidente Juan Manuel Santos aveva sospeso il viaggio della delegazione governativa all’ultimo momento, dopo l’ennesimo rifiuto dell’Eln. Stavolta, però, quest’ultimo si è deciso. Anche perché, in cambio, ha ottenuto l’indulto per due leader incarcerati, Nixon Conos e Leivis Valero che parteciparanno alle trattative.
Dopo il successo dell'intesa con le Farc
I colloqui con l’Eln si aprono dopo il faticoso successo della pace con le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (Farc), firmata il 24 novembre scorso: il gruppo che proprio in questi giorni ha avviato il proce4sso di disarmo. Ci sono voluti quattro anni di braccio di ferro. La speranza – della Colombia e della comunità internazionale – è che il risultato si ripeta con “l’altra guerriglia”, mettendo fine a oltre mezzo secolo di conflitto.
Il “caso Odín Sanchez” era diventato il banco di prova su cui saggiare la “disponibilità” dell’Eln. L’ex deputato era nelle mani della formazione dallo scorso 3 aprile: si era consegnato volontariamente, in cambio della libertà del fratello, Patrocinio, prigioniero dal 2013 e gravemente malato. Quest’ultimo è in effetti tornato a casa. Odín, proprio come Patrocinio, era un ostaggio “prezioso” per il gruppo. Non solo perché appartiene a una famiglia dell’élite colombiana e ha avuto un ruolo di primo piano nell’amministrazione del Chocó, una delle regioni più povere della nazione. Entrambi i fratelli Sánchez sono stati accusati - e incluso incarcerati dalle autorità statali - di aver sostenuto, in passato, i paramilitari, nemici storici della guerriglia. Il suo rilascio potrebbe essere il «segnale di svolta». Ovvero il primo passo per arrivare alla liberazione di tutti i prigionieri nelle mani dell’Eln, come più volte chiesto dal governo.