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MEDIO ORIENTE. Gelo tra Usa e Israele Obama chiede gesti concreti

mercoledì 24 marzo 2010
Le dichiarazioni ufficiali parlano di confronto "onesto" e "diretto"; la sensazione è che all'indomani dell'incontro avuto alla Casa Bianca tra il presidente americano Barack Obama e il premier israeliano Benyamin Netanyahu i rapporti tra Stati Uniti e Israele non sono mai stati tanto freddi come oggi.Obama ha chiesto a Netanyahu a chiare lettere "gesti concreti" verso i palestinesi. Il portavoce del presidente, Robert Gibbs, ha riferito anche che gli Usa intendono chiedere "chiarimenti" sui progetti di Israele riguardanti nuovi insediamenti a Gerusalemme Est e ha sottolineato che tra Israele e Stati Uniti "rimangono differenze".Nessun documento ufficiale è uscito al termine dell'incontro tra Netanyahu e Obama. Si sa però che il colloquio si è svolto in due fasi: la prima di 89 minuti, la seconda di 35 e su richiesta di Netanyahu. Tutta la stampa americana è stata concorde nel riferire del "gelo" che ha caratterizzato icolloqui. Una "visita di tensione" ha titolato il New York Times, mentre il Washington Post ha sottolineato che l'incontro ha segnato "un allarmante cambiamento nei rapporti Usa-Israele".Gli Stati Uniti non hanno affatto gradito che proprio pochi minuti prima dell'ingresso di Netanyahu alla Casa Bianca, Israele annunciasse 20 nuovi insediamenti a Gerusalemme Est, nel luogo in cui attualmente sorge un albergo palestinese. Come non avevano gradito, due settimane fa, l'annuncio di 1.600 nuovi insediamenti a Gerusalemme est senza che ne fosse fatto alcun cenno al vicepresidente Usa Joe Biden, in quei giorni in visita ufficiale in Israele. La diplomazia Usa aveva definito quella decisione un "insulto" e un "affronto".Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, nel riferire oggi del colloquio Obama-Netanyahu si è limitato a definirlo "onesto" e "diretto" evitando di scendere nei dettagli. Ha tuttavia sottolineato che Obama ha chiesto al premier israeliano "gesti concreti" verso i palestinesi, per rilanciare la strategia americana dei "colloqui indiretti", l'unica secondo Washington e secondo il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, in grado di sbloccare la situazione.Quali effetti il gelo tra Washington e Gerusalemme possa avere sul piano dei negoziati è difficile da prevedere. Un dato però è certo: prima di tornare in Israele, Netanyahu ha programmato a Washington un ulteriore incontro con l'inviato americano, George Mitchell. Mentre Obama ha riferitodell'incontro appena avuto in un colloquio in vedeoconferenza con i presidenti di Gran Bretagna, Gordon Brown, Francia, Nicolas Sarkozy, e Germania, Angela Merkel. Nel frattempo Ban Ki-moon ha annunciato a New York che coi Paesi della Lega Araba insiterà affinchè si adoperino "per creare un'atmosfera favorevole a rilanciare i colloqui indiretti".