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Elezioni. Coalizione d’emergenza a Berlino. A Vienna frana la destra estrema

Vincenzo Savignano giovedì 13 febbraio 2025

Olaf Scholz e Friedrich Merz

In Germania l’Unione democristiana di Merz apre ai socialdemocratici di Scholz, ma i numeri potrebbero non bastare. Intanto ieri nella confinante Austria sono saltate le trattative tra conservatori della Övp e destra ultranazionalista della Fpö, il leader Herbert Kickl ha rimesso il mandato, e ora non si esclude una nuova tornata elettorale. Berlino e Vienna sono alla vigilia di settimane difficili che potrebbero segnare il futuro politico dell’Unione europea. Nella capitale tedesca si pensa sempre di più ad un esecutivo, anche di emergenza nazionale, in grado di garantire stabilità per uscire rapidamente dalla profonda crisi economica. Una strada indicata nei giorni scorsi anche dall’ex cancelliera Angela Merkel che trasformò l’esperimento politico della Grande coalizione, il governo tra democristiani dell’Unione Cdu/Csu e socialdemocratici della Spd, in una soluzione duratura, proposta per ben tre volte nel corso delle sue quattro legislature consecutive tra il 2006 ed il 2021. «Credo che le forze democratiche di questo Paese debbano mettere da parte i dissensi e cercare un accordo che possa garantire un governo stabile e duraturo al Paese e fermare l’avanzata delle forze populiste e di destra». È stato l’appello dell’ex leader cristiano-democratica, simile al monito delle tre chiese tedesche, cattolica, ecumenica ed evangelica. Appelli che sembrano dare i primi frutti: ieri da entrambe le forze politiche, Cdu e Spd, sono giunti chiari segnali di avvicinamento.

La ministra degli Interni, Nancy Faeser (Spd), ha usato toni molto concilianti nella disputa con l’Unione Cdu/Csu sulle politiche migratorie, dopo le grandi polemiche esplose a causa della mozione Merz votata al Bundestag anche da Afd. «Sui migranti e rifugiati Cdu e Spd in realtà non sono così distanti», ha sottolineato la ministra. Subito dopo è arrivato l’annuncio del cancelliere Scholz: «Il governo federale ha ordinato un'estensione dei controlli a tutti i confini tedeschi per altri sei mesi nella lotta contro l'immigrazione irregolare. La Commissione europea ne è stata informata. Con i controlli alle frontiere stiamo effettivamente respingendo l'immigrazione irregolare, come dimostrano le cifre: 47.000 respingimenti, un terzo di domande di asilo in meno dal 2023 al 2024 e l’arresto di 1.900 trafficanti di persone». Le parole di Scholz potrebbero essere interpretate anche come una mano tesa verso il leader cristiano-democratico Friedrich Merz. Secondo alcuni media ed esperti sarebbero in corso già colloqui esplorativi tra i due partiti per far scattare trattative lampo dopo il voto del 23 febbraio.

Ma i risultati elettorali potrebbero non garantire la maggioranza al Parlamento: gli ultimi sondaggi danno l’Unione in lieve calo al 30% e la Spd di Scholz ferma al 16%. A quel punto sarebbe necessario un allargamento a Verdi o a liberali della Fdp che complicherebbe tutte le trattative. Intanto ieri il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha ricevuto la leader di Afd, Alice Weidel, che ha elogiato molto l'Ungheria e l'ha descritta come un modello da seguire. «L’Ungheria è il baluardo contro l’immigrazione clandestina». Weidel e Orbán si sono incontrati nella residenza ufficiale del premier nell'ex monastero carmelitano del Castello di Budapest.

Nel corso dell’incontro, in cui si discuteva della possibilità di Afd di entrare in un governo tedesco, è giunta da Vienna la notizia del fallimento delle trattative per la formazione di un esecutivo tra la destra populista della Fpö e i conservatori della Övp. Non si è trovato un accordo sulla ripartizione dei ministeri.