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BUCAREST. Nascere e morire da clochard in una città malata d'indifferenza

venerdì 10 agosto 2012
Bucur non ha nemmeno trent’anni ed è in strada da quando è bambino. Non parla, ma distorce la bocca in smorfie afasiche. La droga gli ha lesionato il cervello. Il collo è pieno di cicatrici da ustione. Oggi a Bucarest fa caldo, e Bucur se ne sta accampato nei giardini intorno alla stazione Gara de Nord, insieme a decine e decine di ragazzi di strada come lui. Ma questo inverno, per ripararsi dal freddo, si era rifugiato insieme agli altri nel sottosuolo, in uno degli stanzoni sotterranei dove operano i tecnici addetti alla manutenzione del sistema di riscaldamento centralizzato che vena, con le sue condotte, tutta Bucarest. Bucur dormiva abbracciato a una di quelle tubature che nel cuore della notte è esplosa, riempiendolo di ustioni. È stato salvato dai membri di una delle ong che portano assistenza ai ragazzi di strada nelle notti di Bucarest.Oggi gli occhi di Bucur sono rancorosi, offesi, minacciosi e insieme spaventati. Quelli come lui sono più di 1500, forse 2mila nella capitale. Ma non esistono stime ufficiali. Sono lì dagli anni Novanta. Negli ultimi tre decenni quasi nulla è cambiato, se non che i giovanissimi finiti allo sbando nel periodo seguito alla caduta di Ceausescu oggi sono cresciuti e hanno fatto dei figli, che fin dalla culla vivono come clochard insieme ai genitori e sono, in altre parole, «bambini di strada di seconda generazione». E che a quelli morti di stenti e malattie si sono sostituiti nuovi emarginati. Giovanissimi scappati dalle famiglie allo sbando e dalle case famiglia. Fino a qualche anno fa erano accampati fin sotto al monumentale e grottesco Palazzo del Parlamento, nel cuore della metropoli. Oggi la loro presenza è più puntiforme. Vivono divisi in piccoli gruppi sparpagliati. Persi fra la periferia e il centro. Negli androni dei palazzi, fra i roveti delle aree non edificate, sui gradini della zona universitaria. Prima sniffavano colla; adesso la nuova droga si chiama eroina, di una qualità letale, tagliata spesso con sostanze pessime. L’Hiv è a livelli di contagio altissimo, si registrano dieci nuovi casi alla settimana fra i tossicodipendenti. Altri giovani inalano sostanze chimiche usate nei sali da bagno, che frastornano fino al delirio.Franco Aloisio è presidente della ong Parada. La sua associazione, fondata dal clown Miloud Oukili, coinvolge i ragazzi in attività artistiche circensi, oltre a gestire case di accoglienza e organizzare mille forme di solidarietà. La sua conoscenza del problema dei ragazzi di strada è profonda: «Nella Romania post-post comunista la forbice sociale fra chi ha molto e chi non ha niente continua a crescere. Come ogni società in fase di sviluppo, gli squilibri si moltiplicano. L’economia rumena negli ultimi anni ha galoppato a tassi di crescita del 15 per cento, uno sviluppo impetuoso che ha generato anche sfruttamento ed esclusioni. Questi ragazzi arrivano dalle famiglie più colpite dal disagio. Non si trovano solo a Bucarest, ora aumentano anche in altre grandi città della Romania toccate dalla crescita economica come Costanza, Timisoara, Iasi – spiega ancora Aloisio. – Oggi il pericolo peggiore è l’indifferenza. La gente si sta abituando alla presenza dei ragazzi perduti, sempre più invisibili agli occhi dei passanti».