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SOTTO ASSEDIO. Boston, la città fantasma

venerdì 19 aprile 2013

Dzhokhar Tsarnaev, il ricercato di origine cecena sospettato di aver piazzato le bombe alla maratona, è riuscito a rendere Boston una città fantasma. Prima di lui, c'erano riusciti solo gli uragani o le tempeste di neve in arrivo. Non era successo neanche dopo gli attentati dell'11 settembre 2001. Con la sua fuga, iniziata con un violentissimo scontro a fuoco con la polizia, in cui suo fratello ha lanciato anche degli ordigni esplosivi ed è poi rimasto ucciso, Tsarnaev ha costretto la polizia ha scatenare «una massiccia caccia all'uomo» e il governatore del Massachusetts Deval Patrick a chiedere a tutti gli abitanti della città e dei suoi sobborghi di rimanere in casa, «al rifugio, e non aprire a nessuno. Solo agli agenti di polizia che abbiano bene in mostra i loro distintivi». Allo stesso tempo, il sindaco di Boston Thomas Menino ha disposto il fermo di tutti i mezzi di trasposto cittadini. E oltre a metropolitana, autobus, taxi, sono stati poi sospesi anche i collegamenti ferroviari, mentre allo spazio aereo sono state imposte ampie restrizioni. E ancora, chiusi gli uffici pubblici e i tribunali, e anche la gran parte delle attività commerciali, e le banche, con un danno economico al momento impossibile da calcolare, ma sicuramente di vasta portata. E anche le università, tra cui quella di Harvard, di Boston, del Massachusetts, e ovviamente il Massachusetts Institute of Technology (Mit). L'ordine all'inizio che è stato impartito nella zona della prima sparatoria, a Cambridge, davanti al Mit, in cui è rimasta uccisa una guardia giurata. Rapidamente è stato poi esteso ai sobborghi di Watertown, dove c'è stata il secondo violento conflitto a fuoco, e ancora Brighton, Alston e Belmont, per un totale di circa 300 mila abitanti. Poi, alle prime ore del giorno, l'ordine è stato allargato anche a tutta l'area metropolitana di Boston e ormai riguarda oltre un milione di abitanti. E ancora sembra che lo stato di allerta non sia cessato.