Mondo

L'industria della morte. La Cina punta al missile ipersonico con la testa in acciaio

Luca Miele mercoledì 4 settembre 2024

l missile balistici ipersonico DF-17 sfilano in Piazza Tienanmen a Pechino

Già oggi vanta il “principale arsenale ipersonico” al mondo. E la Cina sarebbe pronta a un nuovo, inquietante, e temibile, salto in avanti. Secondo quanto anticipato dal South China Morning Post, un team di scienziati cinesi - guidati da Huang Fenglei, professore presso il Beijing Institute of Technology - sarebbe sul punto di realizzare “un missile ipersonico antinave con un cono anteriore in acciaio”. Si tratta, sottolinea il quotidiano di Hong Kong, “di qualcosa che finora era considerato inimmaginabile”.
Il team afferma che il vettore a cui sta lavorando è progettato per raggiungere Mach 8, ovvero otto volte la velocità del suono e segna “un passo avanti fondamentale nella tecnologia di protezione termica”.

Lo scoglio che sembrava inaggirabile è costituito dalle altissime temperature raggiunte dai missili. L’acciaio inizia a fondersi a circa 1.200 gradi Celsius, ma il muso di un'arma ipersonica può raggiungere temperature fino a 3.000 gradi in volo. In pratica un missile ipersonico con testata in acciaio non sopravvivrebbe più di 20 secondi alla sua velocità massima senza una tecnologia avanzata di protezione termica. E qui si inserisce la “scoperta” cinese. La protezione termina ideata dal team di scienziati impedirebbe alla testata di acciaio di fondersi.

Qual è allora il guadagno che si otterrebbe? Per gli esperti militari è semplice: l’acciaio costa relativamente poco, e quindi il suo utilizzo consentirebbe di imprimere un’accelerazione nella produzione missilistica. Una cosa è certa: l'acciaio costa meno delle leghe di tungsteno solitamente utilizzate per le parti di un veicolo ipersonico che si riscaldano di più. Il tungsteno è un metallo raro costoso e pesante. Ma non solo: l'85 percento della sua produzione globale è controllata da aziende cinesi.

Ma perché la Cina spinge sulla produzione di missili ipersonici? Lo scenario, secondo gli analisti militari, è quello di Taiwan. Pechino punterebbe a utilizzare “armi ipersoniche per attaccare le portaerei statunitensi, le basi militari all'estero e strutture negli Stati Uniti come stazioni radar in risposta a un intervento militare americano nel Mar Cinese meridionale o a Taiwan. Alcuni studi hanno suggerito che un piccolo numero di missili ipersonici sarebbe sufficiente per neutralizzare un gruppo di attacco di portaerei”.
A differenza dei missili balistici, che volano a velocità ipersoniche ma viaggiano lungo una traiettoria prestabilita, le armi ipersoniche sono altamente manovrabili nonostante viaggino a velocità superiori a quella del suono. Secondo i funzionari della difesa degli Stati Uniti, questa manovrabilità ad alta velocità rende le armi ipersoniche particolarmente difficili da rilevare e, quindi, difficili da fermare.

Come scrive l’agenzia Bloomberg, la Cina è oggi "leader mondiale nello sviluppo, test e distribuzione di armi ipersoniche, battendo la Russia, mentre gli Stati Uniti, che hanno già speso 12 miliardi di dollari, non ne hanno ancora messa in campo nemmeno una”. Jeffery McCormick, analista senior dell'intelligence della difesa Usa, non ha dubbi: la Cina vanta oggi il “principale arsenale ipersonico” al mondo grazie all’impegno ventennale di Pechino “di far progredire in modo significativo il suo sviluppo di tecnologie e capacità convenzionali e nucleari attraverso investimenti, sviluppo, test e distribuzione intensi e mirati".