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Il caso. Cina, operai in sciopero alla Ibm di Shenzhen

venerdì 7 marzo 2014
Il mondo dell'alta tecnologia è in fermento. Sono molti i passaggi di mano avvenuti in questi mesi. Ora in Cina la Lenovo, che è in forte fase di espansione sui mercati mondiali, ha deciso di acquisire un grosso stabilimento dell'Ibm. Ma ha sollevato le preoccupazioni dei lavoratori, sempre più organizzati dal punto di vista sindacale anche in quel Paese rispetto al passato. Così oltre 1.000 operai dell'impianto della Ibm di Shenzhen, nella provincia meridionale cinese del Guangdong, sono in sciopero da quattro giorni per protestare contro la imminente acquisizione da parte della Lenovo Group Ltd, in base ad un accordo del valore di 2,3 miliardi di dollari. In rete sono apparsi numerosi video o immagini che ritraggono gli operai all'esterno della fabbrica issando striscioni e cantando slogan. Non sono del tutto chiari i motivi dello sciopero ma in base a quanto si legge in alcuni post sull'argomento apparsi su sina weibo, il twitter cinese, sembra che gli operai temano che con il passaggio alla Lenovo la loro situazione lavorativa possa mutare in peggio, con un ribasso degli stipendi e condizioni di lavoro più sfavorevoli. Un portavoce della Ibm ha fatto sapere che tutti gli operai possono scegliere tra il rimanere al lavoro o andarsene e, in questo secondo caso, riceveranno un "adeguato pacchetto di fine rapporto". Un utente su weibo ha scritto in un post che gli operai hanno tempo fino al 12 marzo per comunicare le proprie decisioni e che, in caso di dimissioni anticipate entro oggi, 7 marzo il "pacchetto" prevederebbe un bonus di 6.000 yuan (circa 700 euro). Negli ultimi anni le proteste e gli scioperi nelle fabbriche in Cina sono notevolmente aumentati. Secondo un recente rapporto del China Labor Bullettin, dalla metà del 2011 alla fine del 2013 si sono verificati nel paese 1171 tra scioperi e proteste varie da parte dei lavoratori. Il rapporto ha anche aggiunto che in un quinto di questi casi la polizia è intervenuta, in alcuni casi picchiando o arrestando i manifestanti.