Disgelo a Oriente. Dopo due anni di rapporti freddissimi, la Cina e il Giappone si sono accordati per una ripresa dei colloqui sui temi della politica estera e della sicurezza. E prende corpo la prospettiva di un incontro tra il presidente cinese Xi Jinping e il premier giapponese Shinzo Abe. Il faccia a faccia tra i due leader potrebbe avvenire ai margini dei lavori dell'Apec (Associazione dei Paesi dell'Asia/Pacifico), che tiene in questi giorni la sua riunione
annuale in una Pechino assediata dallo smog e dai servizi
segreti di mezzo mondo, preoccupati per la sicurezza di una
ventina di capi di stato e di governo che saranno nei prossimi
giorni nella capitale della Cina. Sia Xi Jinping che Abe sono al potere dal 2012 e sotto la loro leadership i rapporti tra i due giganti asiatici - la
seconda e terza economia del mondo - hanno raggiunto, secondo
l'esperto giapponese di politica internazionale Yukio Okamoto,
"lo stato peggiore dal 1972, anno della normalizzazione dei
rapporti".
Al centro della disputa ci sono un gruppo di isole disabitate
nel Pacifico, controllate dal Giappone, che le chiama Senkaku,
ma rivendicate dalla Cina, secondo la quale sono le Diaoyu.
Quando Abe era da poco al governo, e Xi Jinping a un passo dal
diventare il "numero uno" il Giappone decise di
"nazionalizzarle", comprandole da una famiglia che affermava di
esserne la propietaria. La mossa è stata considerata una
provocazione da Pechino, che ha risposto con una durezza senza
precedenti. Il governo giapponese si è giustificato sostenendo
che la "nazionalizzazione" è stata necessaria per impedire che
le isole venissero comprate dal sindaco della capitale - un
estremista nazionalista e un avversario implacabile della Cina.
L'altro fattore che ha fatto precipitare le relazioni tra i
due Paesi al loro nadir storico sono le ripetute visite di
membri del governo di Tokyo, tra cui lo stesso Abe, al santuario
di Yasukuni. Nel santuario, nel centro di Tokyo, sono onorati i
giapponesi caduti in guerra, tra cui 14 criminali di guerra
colpevoli di massacri di civili cinesi e di altri Paesi
asiatici.
L'accordo annunciato oggi dai diplomatici lascia nell'
ambiguità la questione delle isole ma non fa cenno a Yasukuni.
L'incontro tra Xi e Abe potrebbe quindi risolversi in una
formale stretta di mano davanti alla telecamere senza alcun
contenuto di sostanza. Secondo alcuni osservatori, la difficile
situazione economica in entrambi i Paesi e a livello globale
potrebbe invece spingere i due leader a mettere la sordina alla
polemica sulle Senkaku/Diaoyu e a unire le forze per rilanciare
la crescita.
Tra gli altri capi di stato attesi a Pechino c'è il
presidente americano Barack Obama, "anatra zoppa" dopo la
recente sconfitta elettorale del suo partito. Usa e Cina hanno
lanciato ciascuna la sua proposta per la creazione nel Pacifico
di una zona di libero scambio - la statunitense Trans Pacific
Partnership (Tpp) e la cinese Free Trade Aerea of Asia/Pacific
(Ftaap) che fino ad oggi sono apparse antagoniste.
Nelle ultime settimane si è assistito ad un addolcimento dei
toni da entrambe le parti e anche in questo caso Obama e Xi
potrebbero decidere di lasciare da parte le rivalità per
concentrarsi sulle possibili iniziative comuni, sia per il
rilancio della crescita economica che per la lotta al terrorismo
internazionale nella sua ultima reincarnazione, quella dello
Stato Islamico (Isis)che ha conquistato ampie fette di
territorio in Siria e Iraq.