Hillary Clinton li ha quasi rimossi dall’agenda dei lavori del vertice dei giorni scorsi a Pechino sostenendo che i diritti umani non dovevano interferire con gli altri temi urgenti, crisi economica in primis. Ma le violazioni dei diritti umani sono tornate ieri prepotentemente alla ribalta nel Rapporto annuale sullo stato dei diritti umani nel mondo redatto dal Dipartimento di Stato e presentato a Washington. Sul banco degli imputati finiscono Cina e Russia pesantemente bacchettate nel voluminoso documento statunitense. In Cina – sostiene il rapporto – il livello del rispetto dei diritti umani «rimane poca cosa, e in alcune aree è peggiorato ». In Russia, invece, secondo il rappor- to sono «sotto attacco le libertà civili» ed è in atto una «traiettoria negativa» per quanto riguarda i diritti umani. Sono 190 i Paesi presi in esame nel 2008, la lista dei bersagli ricalca quella dello scorso anno: Pakistan, Afghanistan, Nord Corea, Cuba, Iran, Sudan, Iraq Somalia Myanmar e Zimbabwe su tutti. Oltre appunto a Cina e Russia. Nel rapporto si legge che «gli abusi più gravi dei diritti umani tendono ad avvenire nei Paesi dove governanti irresponsabili esercitano un potere senza controllo o dove ci sono stati fallimenti o crolli dei governi, spesso esacerbati o causati da conflitti interni o esterni». Presentando il rapporto – che copre il 2008 – il segretario di Stato Hillary Clinton – ha detto che «la promozione dei diritti umani è un pezzo essenziale della nostra politica estera». «Non solo – ha aggiunto – cercheremo di essere all’altezza dei nostri ideali sul suolo americano, perseguiremo un maggiore rispetto per i diritti umani quando avremo a che fare con altre nazioni e con la popolazione mondiale». È soprattutto la Cina nel mirino Usa. Le accuse mosse da Washington riguardano essenzialmente le detenzioni e le vessazioni ai dissidenti, ai “petitioners”, agli attivisti per i diritti umani e agli avvocati difensori ». Ma il rapporto sottolinea fra l’altro gravi episodi di abusi come le esecuzioni extragiudiziali, la tortura, le confessioni estorte con la forza e l’uso dei cosiddetti campi di lavoro forzati. ( E.A.)