Asili e scuole elementari chiusi,
attività all'aria aperta sospese nelle medie e nei licei. Queste
alcune delle misure di emergenza che verranno applicate a
Pechino in seguito alla dichiarazione dell'allarme rosso per lo
smog, varato oggi per la prima volta dalle autorità della
capitale.
Dopo pochi giorni di tregua, una fitta coltre di smog
giallastro ha avvolto la capitale e vaste porzioni della Cina
del nord. Una nuova "airpocalypse", apocalisse dell'aria, che ha
portato la quantità di particelle inquinanti nell'aria della
capitale dieci volte oltre il livello di guardia.
Altre misure che scattano automaticamente con la
dichiarazione dell'allarme rosso comportano la chiusura dei
cantieri edili e delle fabbriche più inquinanti, mentre altre
saranno costrette a limitare la produzione. Per le automobili
scattano le targhe alterne e il 30% delle vetture del governo
verranno fermate.
La scala usata dalle autorità di Pechino è articolata su
quattro livelli, a ciascuno dei quali corrisponde un colore:
blu, giallo, arancio e rosso. Le misure straordinarie saranno in
vigore a partire dalle 7 di domani sino alle 12 di giovedì
prossimo, secondo l'agenzia Nuova Cina.
Secondo alcuni commentatori, la decisione delle autorità di
Pechino è una conseguenza delle critiche ricevute la settimana
scorsa, quando i livelli di particelle inquinanti PM2,5 era più
alto di quello registrato oggi, che è stato di 256 per metro
cubo. Per l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il
massimo livello tollerabile dall'organismo umano è di 25 PM2,5
per metro cubo. Per l'ecologista Ma Jun, un critico tollerato
dal governo, la decisione è stata "molto difficile" da prendere,
a causa del caos che potrebbe nascere in una metropoli di 22-23
milioni di abitanti. Ma Jun sostiene che le misure straordinarie
"saranno molto utili" alla popolazione per superare la
situazione, in particolare quelle che riguardano le scuole.
Paradossalmente, l'airpocalypse si verifica a Pechino
mentre la Cina è al centro delle trattative per un accordo
internazionale sulla lotta al cambiamento del clima in corso a
Parigi. Intervenendo alla Conferenza di Parigi, che è
organizzata dall'Onu, il leader cinese Xi Jinping ha confermato
l'impegno del suo Paese a raggiungere un picco di emissioni di
gas inquinanti nel 2030 e di cominciare a partire da quel
momento "la marcia indietro", con l'aiuto dei massicci
investimenti che la Cina sta riversando nella produzione di
energia pulita. L'anno scorso il premier e numero due Li Keqiang
aveva promesso una "guerra all'inquinamento" senza tregua.
Secondo gli esperti, l'umidità dell'aria invernale fa ristagnare
lo smog proveniente dalle fabbriche e dalle automobili, che è
stato aggravato dall'accensione degli impianti di riscaldamento
a metà novembre. Gran parte dell'energia consumata proviene
dalle miniere di carbone, molte delle quali si trovano nel
nordest del Paese e la prospettiva di una diminuzione della
dipendenza della Cina dal carbone è molto lontana nel tempo.
Secondo l'Ufficio metereologico cinese lo smog rimarrà per
altri tre giorni, e solo nel fine settimana il vento gelato dal
nord porterà sollievo agli abitanti della capitale.