Stati Uniti. Choc dei bimbi-migranti detenuti in stato pietoso
Sporchi, abbandonati, malati. Così un gruppo di avvocati ha trovato oltre 300 baby-migranti detenuti nel centro di Clint, vicino alla texana El Paso, dopo essere stati separati dalle loro famiglie. L’effetto del loro racconto, raccolto dai media, è stato dirompente. L’indignazione dell’opinione pubblica ha “costretto” le autorità a prendere misure immediate. I piccoli sono stati trasferiti e, perfino, la Casa Bianca, attraverso il vicepresidente, Mike Pence, ha condannato l’accaduto. Il problema, però, resta.
La politica di “tolleranza zero” inaugurata da Donald Trump, con la decisione di recludere minori e famiglie in attesa dell’esame della richiesta d’asilo, ha mandato in tilt il sistema. I luoghi di detenzione sono al collasso. Lo dimostra il fatto che un gruppo di cento bambini portati via da Clint sono poi ritornati al punto di partenza, ieri, senza alcuna spiegazione. La vicenda è cominciata lunedì quando un gruppo di legali ha ottenuto l’autorizzazione di visitare il centro. Gli avvocati si sono trova- ti di fronte una situazione sconfortante: i bimbi erano chiusi «celle orrende», sovraffollate, e «gravemente trascurati », tanto che gli adolescenti si prendevano cura dei più giovani.
Evidenti le pessime condizioni igienico-sanitarie: non solo mancavano docce, sapone, dentifricio e spazzolini, ma pure cibo e coperte. I piccoli erano sporchi, con indosso gli stessi indumenti con cui avevano oltrepassato il confine, infestati di pidocchi e malati per aver dormito per settimane per terra su pavimenti di cemento. In un primo tempo, i funzionari del dipartimento dell’immigrazione Usa hanno cercato di difendersi sostenendo che nulla di quanto riportato rappresentava una violazione delle regole. Hanno, però, dovuto ammettere che i centri in questione sono attrezzati per ospitare i migranti per un massimo di tre giorni, mentre ora la reclusione si prolunga.
Le giustificazioni non hanno, però, convinto i cittadini e nemmeno le istituzioni. La stessa portavoce dell’ufficio del reinsediamento dei rifugiati – che è parte del ministero della Sanità – ha detto di essere di fronte a «una crisi umanitaria » che «peggiora di giorno in giorno». Alla fine, il commissario temporaneo per la sicurezza delle frontiere, John Sanders, ha presentato le dimissioni. Nelle stesse ore, i legislatori dibattevano una misura di emergenza per far fronte all’esaurimento dei fondi per la gestione dei centri di detenzione prevista per la fine del mese. Il finanziamento di 4,5 miliardi di dollari – tra cui 2,9 miliardi di dollari per l’assistenza ai rifugiati e ai migranti – deve essere autorizzato dalla Camera e dal Senato prima della scadenza del 4 di luglio. Il presidente Trump potrebbe, però, imporre il veto a meno di non ottenere dall’opposizione qualche concessione nella lotta all’immigrazione irregolare.