Israele-Hamas. Dopo l'incubo, ecco chi sono i 13 ostaggi israeliani liberati
Stanno bene. Lo ha confermato il portavoce dell’ospedale Schneider: i bambini e le donne che venerdì sono stati finalmente rilasciati da Hamas sono in buone condizioni di salute, assistite dal personale medico e psicologico necessario, prima di fare ritorno a casa. O, come nella maggior parte dei sopravvissuti del kibbutz Nir Oz, a Eilat, nel centro accoglienza che ospita molti dei sopravvissuti alla strage del gruppo terrorista che il 7 marzo ha messo a ferro e fuoco anche Nir Oz: una piccola comunità di 400 persone, a 3 chilometri dal confine con Gaza, fondata dai pionieri del movimento operaio socialista nel 1955. Durante il massacro del “Sabato nero” in questo kibbutz sono stati uccisi più di 100 abitanti – un quarto della popolazione - e 15 lavoratori agricoli stranieri. Tra i superstiti, 75 persone sono state rapite e portate nell’enclave.
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Di questi, venerdì sono stati rilasciati i primi 13 ostaggi: 4 bambini, 3 madri e 6 donne anziane. Tra di loro, la famiglia Mondar rappresenta ben tre generazioni: il piccolo Ohad (9 anni), la madre Keren (55) e nonna Ruti (78). Suo marito, Avraham, è ancora prigioniero assieme agli altri 214 che aspettano di essere liberati, ma ora Ohad potrà finalmente festeggiare il suo nono compleanno, compiuto il 23 ottobre nei tunnel scavati dal gruppo terrorista.
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Tra coloro che sono stati rilasciati c’è anche Daniel Aloni, 45 anni, che in un video diffuso da Hamas a fine ottobre aveva urlato contro il premier Benjamin Netanyahu: “Se siamo qui è per colpa tua: ci portiamo dietro il vostro fallimento politico, di sicurezza, militare e diplomatico”. Originaria di Yavneh, era stata rapita assieme alla figlia Emilia, 6 anni, mentre si trovavano a Nir Oz in visita di alcuni parenti.
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