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L'impegno. Cei: scuola per 1.400 rifugiati iracheni

sabato 8 agosto 2015
Per i tanti giovani e bambini che sono stati costretti a la lasciare la loro terra in Iraq, per sfuggire alla violenza del Califfato, ora il pericolo è anche quello di non potere più continuare gli studi. È necessario, infatti, continuare a guardare al futuro, a prepararsi per per la vita. Solo così potranno dare corpo alla speranza e non chiudersi nella disperazione e nel dolore di chi ha perso la propria casa e non solo. Solo così si può pensare a un futuro in Medio Oriente per questi cristiani. Per questo il primo settembre 1.400 rifugiati iracheni, giunti in Giordania nell’estate dello scorso anno dalla Piana di Ninive dopo la cacciata dei cristiani, torneranno sui banchi di scuola.

(Monsignor Galantino con una famiglia di profughi) Il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, in visita ai campi profughi allestiti in Giordania, ha annunciato oggi quest’impegno della Chiesa italiana, volto ad assicurare l’istruzione scolastica a ragazzi che da oltre dodici mesi ne sono rimasti privi: “D’accordo con il cardinale presidente, a nome di tutti i vescovi italiani e dei cittadini che hanno scelto di destinare l’8 per mille alla Chiesa cattolica, ho voluto sostenere appieno il progetto che – attraverso la nunziatura e in accordo con il Patriarcato latino – permetterà a famiglie rimaste prive di tutto di far riprendere ai propri figli un cammino formativo. “L’iniziativa – continua Galantino – da una parte risponde pienamente all’appello di Papa Francesco a «non assistere muti e inerti di fronte a tale inaccettabile dramma»; dall’altra, pone un tassello decisivo per evitare che queste migliaia di persone si avventurino in marce e attraversate con l’illusione di riparare altrove. Aiutiamoli a restare in Medio Oriente: sarà un modo concreto per contribuire ad assicurare anche per il domani una presenza cristiana in questa terra”.

(Profughi cristiani in Giordania)