“L'imposizione di posti di blocco israeliani nelle zone palestinesi di Gerusalemme rappresenta una 'misura di sicurezza' che non dà nessuna sicurezza, ma al contrario fa aumentare la rabbia e la frustrazione, e in questo modo alimenta sentimenti di vendetta”. Così padre Raed Abusahliah, direttore generale di Caritas Jerusalem, valuta i potenziali effetti negativi della chiusura delle zone di Gerusalemme Est, dove gli attacchi di attentatori palestinesi hanno provocato negli ultimi giorni la morte di diversi cittadini israeliani.
“Secondo me” dichiara all'Agenzia Fides padre Raed “possono imporre tutte le chiusure che vogliono, ma non sarà questo ad assicurare la sicurezza. L'unico modo di ottenere una sicurezza stabile e per tutti è quello di restituire la libertà al popolo palestinese”.
Le nuove misure del governo sono state approvate dal gabinetto di sicurezza e comunicate nel corso della notte. La polizia, con l'ausilio di unità dell'esercito, è stata autorizzata a chiudere i quartieri palestinesi di Gerusalemme teatro di scontri con le forze dell’ordine. Ai palestinesi coinvolti negli attacchi verranno demolite le basi e confiscate le proprietà.
L'escalation di violenze e scontri esplosi dal primo ottobre a Gerusalemme, in Israele e nei Territori Palestinesi ha provocato, al momento, otto morti israeliani e almeno 29 morti palestinesi.