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Israele. Cariche e cannoni d'acqua sulle proteste: Netanyahu tira dritto e bombarda

Anna Maria Brogi giovedì 20 marzo 2025
Gli scontri a Gerusalemme tra la polizia e i manifestanti (tra loro anche parenti degli ostaggi) che contestano il premier Netanyahu e sua decisione di rimuovere il capo dello Shin Bet

Gli scontri a Gerusalemme tra la polizia e i manifestanti (tra loro anche parenti degli ostaggi) che contestano il premier Netanyahu e sua decisione di rimuovere il capo dello Shin Bet

Da Gaza non esce nulla, se non le immagini. La scritta “press” sul dorso della giacca, i reporter palestinesi delle agenzie giornalistiche internazionali inviano fotografie dagli androni degli ospedali, documentando l’orrore. Sulle piastrelle bianche striate di sangue dell’ospedale indonesiano di Beit Lahia, nel nord, sacchi bianchi insanguinati giacciono allineati, chiusi frettolosamente con un nodo. Ciascuno porta un nome, scritto in arabo a pennarello. L’androne è affollato di uomini, ma ci sono anche donne e bambini. Un gruppo affianca due sacchi più corti, uno dei quali aperto parzialmente. Mostra il volto esanime di un bimbo di quattro o cinque anni, screziato di rosso. Lo osserva, sguardo attonito e occhi asciutti, un bambino che potrebbe essere il fratello, la tempia appoggiata a quella di un giovane uomo al quale si accosta una donna velata. Istantanee mute di un dolore che grida senza riuscire a farsi sentire. Trenta chilometri più a sud, all’ospedale Europeo di Khan Yunis, gli occhi nerissimi di un faccino che avrà sei-otto anni fissano l’obiettivo con sguardo accusatorio. Dietro di lui, una sfilza di sacchi bianchi. Nella fredda contabilità dei morti, il portavoce dell’ospedale Shuhada al-Aqsa ha detto ad al-Arabiya News che sarebbero 710 dall’inizio dei raid, nella notte fra lunedì e martedì, più un migliaio di feriti. Il ministero di Hamas comunica 91 uccisi e oltre 130 feriti nell’ultima giornata.

L’operazione di terra israeliana, avviata giovedì, prosegue in tutta la Striscia con l’obiettivo di «ampliare la zona di sicurezza». Vietato transitare lungo il principale asse viario, lo stradone Salah al-Din che corre da nord a sud, e attraversare il corridoio Netzarim, creato dall’esercito per tagliare orizzontalmente la Striscia. Un testimone ha riferito alla Reuters di «bulldozer protetti da carri armati» che «si dirigevano verso ovest dalle aree dov’erano stanziati vicino alle barriere (di confine, ndr) a est della Salah al-Din». I militari si sono schierati lungo il Netzarim e sulla costa di Beit Lahia.

Dalla Striscia è partita una raffica di razzi contro Tel Aviv, dove sono suonate più volte le sirene. Già alle 4 del mattino la popolazione, anche a Gerusalemme, era corsa nelle stanze blindate per ripararsi dai missili degli Houthi yemeniti. Ma non sono solo gli allarmi sonori a scuotere la società israeliana. Dopo che il governo ha rinviato alla prossima settimana la discussione sugli ostaggi (59, di cui 24 in vita), per concentrarsi sul voto che licenzia il capo dello Shin Bet (i servizi interni), Ronen Bar – accusato dal premier Benjamin Netanyahu di indagare su lui e il suo entourage riguardo a rapporti illeciti con il Qatar –, in migliaia hanno marciato in segno di protesta verso la Knesset e la residenza del premier a Gerusalemme. Momenti di tensione si sono registrati quando i dimostranti hanno tentato di sfondare le barriere di sicurezza e la polizia ha lanciato getti d’acqua e gas maleodorante. Il presidente del partito dei Democratici, Yair Golan, è stato spinto a terra da un agente.

Il ministro per gli Affari della diaspora, Amichai Chikli, ha detto che, allontanato Bar, l’intelligence «sarà meno politica». Giovedì sera, su X Netanyahu aveva attaccato il potere giudiziario: «In America e in Israele, quando un forte leader di destra vince un’elezione, il Deep State di sinistra utilizza il sistema giudiziario come arma per contrastare la volontà popolare. Non vinceranno in nessuno dei due!». Il presidente Isaac Herzog è intervenuto a rassicurare: «Il sistema giudiziario forte e indipendente di Israele è una risorsa per la nostra democrazia». Sempre sui social, l’ultranazionalista Itamar Ben-Gvir, tornato ministro della Sicurezza, ha scritto che «gli attivisti della protesta hanno smesso di essere soltanto contro il governo e il primo ministro, e sono ora del tutto contro lo Stato di Israele».

Manifestazioni di protesta anche a Tel Aviv, dove i parenti degli ostaggi e i loro sostenitori continuano ad accusare Netanyahu di averli «condannati a morte», anteponendo alla loro salvezza quella del governo, con la mossa di riavviare la guerra richiamando così nell’esecutivo i sei deputati di Ben-Gvir in tempo utile per l’approvazione, il 31 marzo, della legge di bilancio.