Sinceramente contento per il Nobel per la pace conferito al presidente colombiano
Juan Manuel Santos, ma preoccupato per l'evoluzione del dopo referendum, che ha respinto l'Accordo raggiunto con il Farc. Il cardinale
Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Bogotà e presidente del Celam, l'organismo che raccoglie gli episcopati latinoamericani, non nasconde i suoi sentimenti dopo la «bella notizia che è anche un segnale della comunità internazionale per il nostro Paese» (così definisce la decisione assunta ieri a Oslo). Il porporato è in questi giorni a Montecarlo, per partecipare all'Assemblea dei presidenti delle
Conferenze episcopali d'Europa (Ccee) e non si sottrae alle domande dei giornalisti. Anzi annuncia che «la Chiesa in Colombia farà di tutto per consolidare la pace e la sperata visita del Papa nel 2017 sarà parte di questo cammino».
Il porporato esprime l'auspicio che "questo premio Nobel contribuisca a far trovare la soluzione più conveniente per tutti e a rafforzare la pace. E' un segnale che la comunità internazionale ci manda. Tutto il mondo vuole la pace in Colombia". Ma dopo il no del referendum, aggiunge, "la situazione è molto confusa. L'opposizione vuole rinegoziare l'accordo, ma sembra una via molto difficile. Io però non ho perso la speranza e sono certo che si troverà una strada. Da una parte c'è la comunità internazionale che, anche attraverso il Nobel, approva ciò che è stato fatto. E dall'altro la stragrande maggioranza dei colombiani che vogliono un accordo per porre fine a tanta violenza. Perciò andremo avanti".
Sul ruolo della Chiesa, infine, il cardinale non ha dubbi. "
La Chiesa colombiana sarà in prima linea per consolidare la pace. Già giovedì prossimi ci sarà una riunione straordinaria di tutti i vescovi del Paese, proprio per esaminare la situazione e vedere quali passi concreti possiamo compiere. E poi speriamo sempre nell'arrivo del Papa".