Usa. Il carcere al padre del 14enne che ha ucciso a scuola è una nuova strategia
Due studenti e due insegnanti sono stati uccisi alla Apalachee High School di Winder, 70 chilometri a nord-est di Atlanta
La tragica sparatoria in un liceo della Georgia ha catapultato in campagna elettorale la presenza incontrollata di armi da fuoco negli Stati Uniti, un tema sul quale democratici e repubblicani si dividono lungo linee di partito e che non era ancora emerso nello scontro fra i due candidati. Intanto è stato arrestato il padre del 14enne accusato di aver ucciso due studenti e due insegnanti alla Apalachee High School di Winder, 70 chilometri a nord-est di Atlanta.
Colin Gray, 54 anni, è accusato di omicidio colposo, omicidio di secondo grado e crudeltà sui minori per aver regalato l'arma da guerra usata nella strage a Natale al figlio Colt che allora aveva 13 anni. Un dono – un fucile tipo AR-15, il cui nome ricorre spesso in stragi di questo tipo — che aveva subito creato problemi: qualche mese dopo che le autorità avevano contattato i genitori per indagare su minacce di sparatoria fatte online dal ragazzo. Indagini poi chiuse per l'impossibilità di provare le minacce.
La negligenza del padre ha dunque potenziali risvolti penali, ma non elimina la colpa del giovane, ha precisato l'ufficio delle indagini della Georgia, che sarà processato come se fosse un adulto. Ieri un giudice ha fissato la prima udienza del processo al 4 dicembre e ha letto al ragazzo le pene a cui va incontro, fra le quali l'ergastolo senza possibilità di sconti dal momento che è minorenne, altrimenti avrebbe rischiato la pena di morte.
«Come puoi avere un fucile d’assalto in casa, non sotto chiave, e sapere che tuo figlio sa dov’è?», ha chiesto ieri il presidente Joe Biden. Incriminare penalmente i genitori come co-responsabili è una strategia usata solo recentemente dai procuratori americani in casi di sparatorie di minori. Ad aprile, il padre e la madre di un adolescente che aveva ucciso quattro studenti nella sua scuola in Michigan sono stati condannati a 10 e 15 anni di prigione, la prima volta negli Stati Uniti.
Il caso è rimbalzato nei comizi dei candidati alla presidenza, che hanno ribadito posizioni già note, facendo presagire che le prospettive di eventuali modifiche a breve termine alle leggi sulle armi sono deboli. Il numero due di Donald Trump, J.D. Vance ha dichiarato durante una sosta della sua campagna a Phoenix che non gli piace che le sparatorie nelle scuole siano diventate un «fatto della vita». Quindi ha indicato che la soluzione è una maggiore sicurezza e più polizia nelle scuole, attirandosi le critiche dei democratici. «Trump e Vance sceglieranno sempre la lobby delle armi invece dei nostri figli», ha detto il portavoce della campagna di Harris Ammar Moussa. La stessa Harris ha poi sottolineato che «questa è una delle tante questioni in gioco» in queste elezioni. «I nostri ragazzi sono in aula dove dovrebbero realizzare il potenziale che Dio ha dato loro, e una parte del loro cervello è preoccupata che un killer possa irrompere in classe. Non deve essere così», ha detto.
Il suo aspirante vice, Tim Walz, si è detto stanco di sentire i repubblicani parlare di «pensieri e preghiere per le vittime» all’indomani di ogni strage. «Come insegnante e papà, sono stufo. Bisogna fare effettivamente qualcosa», ha detto Walz. Anche Biden ha invitato i repubblicani al Congresso a «dire finalmente basta» e a collaborare con i democratici per approvare un elenco di limiti al possesso di armi, incluso il bando delle armi d’assalto. Parlando della sparatoria, Trump – che ha “incassato” lo slittamento a New York della decisione della pena per il caso Daniels al 26 novembre – non ha ventilato alcuna proposta concreta ma ha ribadito la promessa di ripristinare la pace in patria e all’estero. «È un mondo malato e arrabbiato per molte ragioni, e noi lo miglioreremo — ha detto —. Noi lo guariremo».