Il caos che regna in una Libia spaccata tra fazioni e minacciata dall'avanzata dell'Isis è all'origine del dramma dei disperati che quotidianamente sfidano il mare in fuga dalle guerre e dal terrore. Non a caso - come ha ricordato Renzi chiedendo di risolvere alla radice il problema dell'instabilità politica nel paese -
"il 91% degli
immigrati" che tentano di raggiungere le coste italiane
"proviene dalla Libia". Ed è per questo che da mesi il
presidente del Consiglio sta insistendo per inserire la
questione libica tra le priorità nell'agenda della comunità
internazionale. Proprio nel giorno della tragedia più grave tuttavia, un
barlume di speranza arriva dalla notizie che rimbalzano dal
Marocco, dove si sono tenuti in questi giorni i colloqui mediati
dall'inviato speciale Onu Bernardino Leon. I negoziati per dare
alla Libia un governo di unità nazionale sembrano infatti aver
fatto passi avanti, e ci sarebbe ormai accordo sull'80-90% delle
questioni, anche se ci sarà bisogno ancora di almeno un'altra
settimana per qualsiasi intesa.
L'obiettivo è appunto quello di dare al Paese un esecutivo
unitario e una pacificazione indispensabili per affrontare
concretamente la questione di come porre un argine
all'emigrazione che sfrutta la Libia come molo verso l'Italia. Domenica Leon ha potuto annunciare che "abbiamo ora una bozza
che assomiglia a qualcosa di molto vicino a un accordo finale".
Come riporta il sito della Missione Onu per la Libia, il
diplomatico spagnolo ha precisato che "l'80 per cento del testo"
è "qualcosa su cui le parti possono concordare". Il 20% ancora
controverso riguarda le "competenze delle diverse istituzioni e
la separazione dei poteri", oltre alle "questioni della
sicurezza", ha spiegato Leon, riferendosi implicitamente alle
ostilità fra le milizie libiche.
La partita appare decisiva per poter affrontate i trafficanti di esseri umani che, nell'attuale quadro di combattimenti e entità statuale divisa, riescono a convogliare in Libia
disperati da diversi paesi del Medio oriente, Africa
settentrionale e sub-sahariana.
Leon, nel notare che "ci sono ancora combattimenti in
differenti aree del Paese e nella capitale", ha ammonito che "le
Nazioni Unite e la Comunità internazionale" mandano "un
messaggio molto forte a coloro che vogliono minare il processo
politico" perseguendo una "soluzione militare o il caos in
Libia: non prevarranno".