Senegal. Dakar sprofonda nel caos: 16 morti nelle proteste
Le forze di sicurezza fronteggiano sostenitori del leader di opposizione Sonko nella capitale Dakar
Rimane molto alta la tensione in Senegal. Violente proteste scoppiate giovedì scorso hanno causato finora la morte di 16 persone, tra cui un poliziotto preso a sassate dai manifestanti dopo la morte di loro compagni in un quartiere della periferia di Dakar, la capitale. I feriti sono più di 350.
La Croce Rossa ha dichiarato di aver soccorso 357 manifestanti, tra cui una donna incinta, e 36 membri delle forze di difesa e di sicurezza. In totale, 78 feriti gravi sono stati portati in centri sanitari.
Domenica, il partito Pastef-Patrioti di Sonko ha condannato "la repressione omicida da parte delle forze di difesa e di sicurezza", accusando il governo di aver impiegato "milizie private". Ha esortato la popolazione a "difendersi in ogni modo possibile e a reagire".
Condannata al carcere il leader dell'opposizione
Le manifestazioni sono scoppiate subito dopo la condanna a due anni di prigione contro il principale oppositore, Ousmane Sonko. «Un politico è stato portato davanti alla giustizia da una donna che lo ha accusato di diverse cose», ha dichiarato Abdou Karim Fofana, portavoce del governo senegalese. «E la giustizia ha fatto il suo lavoro anche se ci sono state minacce, invettive, e intimidazioni. Il ruolo dell'esecutivo – ha continuato Fofana – è quello di garantire il funzionamento di tutte le istituzioni. La giustizia ha quindi fatto il suo lavoro, ovviamente, con completa indipendenza e trasparenza».
Gran parte della popolazione scesa per le strade di Dakar e di molte altre località del Paese ha comunque bruciato oltre un centinaio di veicoli e lanciato sassi contro le forze dell’ordine. Nella città di Ziguinchor, nel sud del territorio e comune di cui Sonko è il sindaco, almeno due persone sono rimaste uccise. «Sonko è uno dei più grandi leader politici di questo Paese – affermano diversi senegalesi –. Dietro ha gran parte della gioventù che crede in lui perché rappresenta il cambiamento di un sistema ingiusto e corrotto».
Auto in fiamme nel centro della capitale senegalese - Reuters
La sentenza contro il principale oppositore del Senegal, accusato due anni fa di stupro da una giovane donna che lavorava in un salone di bellezza, appare sempre di più un complotto politico per permettere al presidente senegalese, Macky Sall, di ripresentarsi per un terzo controverso mandato alle presidenziali di febbraio 2024. Anche altri oppositori hanno avuto problemi con la giustizia come l’attuale sindaco di Dakar, Barthelemy Dias, l’ex sindaco della capitale, Khalifa Sall, e l’ex ministro delle finanze, Karim Wade. «Sall sembra non volere lasciare il potere perché il Senegal ha scoperto ingenti risorse di petrolio e gas – affermano gli analisti –. Il Paese, noto come un’isola di stabilità e democrazia nella regione, rischia però di assumere delle sembianze sempre più autocratiche».